Giovedì 19 Dicembre 2024

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I Cappuccini


I frati Cappuccini in missione nella Repubblica Centrafricana

E se tuo figlio ti chiedesse di diventare frate?

 

I frati Cappuccini in missione nella Repubblica Centrafricana

 

Una difficile missione in uno dei Paesi più complessi e destabilizzati al mondo: la Repubblica Centrafricana. E' quella che portano avanti frati Cappuccini del Centro Missioni Estere del convento di San Bernardino a Genova.



AVAMPOSTO VERSO IL CAMEROUN

 

Da 37 anni, nella diocesi di Bouar, i francescani portano aiuti e la parola di Dio a gente poverissimi e in che vive in condizioni difficile. La Repubblica Centrafricana è perennemente soffocata da guerre civili, scontri tribali, mancanza di viveri. Il Vescovo attuale è il frate Cappuccino Mons. Armando Gianni, che copre due Prefetture: Nana-Mambere ed Ouham-Pende, Per la sua posizione strategica, al confine del Cameroun e del Ciad, Bouar è, ancora oggi, sede di un importante distaccamento militare.



 

L'IMPORTANZA DELLA CHIESA

 

A parte la grande strada nazionale che collega Bouar al Cameroun, le strade sono molte deficitarie, le piste sono sovente impraticabili specie nella stagione delle piogge. La realtà locale è rappresentata principalmente dalle Parrocchie. La Diocesi di Bouar può contare su 12 parrocchie. In più ci sono due scuole di catechisti (a Bokaranga e Ngaoundaye), un Collegio Femminile e tre seminari.



 

IL CENTRO AGRICOLO

 

In questo contesto i frati sono riusciti a compiere dei veri e propri miracoli. Frate Francesco Roncallo è il responsabile del Centro agricolo di Ngaoundaye: questo centro esiste da quasi 50 anni. Un miracolo in Africa, dove tutte le iniziative di questo genere hanno breve durata. Le sue tappe: coltivazione cotone e miglio; trazione animale e scuola agricola; allevamento maiali e galline, bovini ovini; coltivazione riso e soya; vivai ed alberi da frutta.



 

CULTURA E FORMAZIONE

 

Importante è l'impegno nei centri culturali e di formazione. Al Centro culturale St. Kisito a Bouar si fanno formazione delle donne; corsi d’alfabetizzazione; sessioni di cultura generale; film e televisione satellitare; biblioteca giovani e libri scolastici per i liceali.  Responsabili sono Rappael e Beatrice e studenti di St. Laurent.



ANNESSI ALLE PARROCCHIE

 

Al Centro culturale Parrocchia Bokaranga sono biblioteca, sala lettura e studio; sessione diritti dell’uomo, films e televisione satellitare e se ne occupano Padre Cipriano e Suor Emma. Al Centro culturale Ndim parrocchia ci sono biblioteca; sessioni formazione giovani, specialmente attività manuali (tegole, agricoltura); attività sportive. Il responsabile è Padre Georges.



 

TRA SPORT E FALEGNAMERIA

 

A questi si aggiungono un centro formazione informale a Ngaounday con biblioteca, sala di lettura e studio per liceali; tv e attività sportive. E ancora un Centro giovani a Mann con sessioni di vario genere per la gioventù del settore, per i catechisti ed i vari movimenti ecclesiali. E infine il Centro artigianale di Bokaranga dove sono formati annualmente una ventina di allievi alla falegnameria. 

 


Gelsomino Del Guercio



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE - Aula Paolo VI Mercoledì, 11 Dicembre 2024

Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 17. Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!”. Lo Spirito Santo e la speranza cristiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Siamo arrivati al termine delle nostre catechesi sullo Spirito Santo e la Chiesa. Dedichiamo quest’ultima riflessione al titolo che abbiamo dato all’intero ciclo, e cioè: “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il Popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. Questo titolo si riferisce a uno degli ultimi versetti della Bibbia, nel Libro dell’Apocalisse, che dice: «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”» (Ap 22,17). A chi è rivolta questa invocazione? È rivolta a Cristo risorto. Infatti, sia San Paolo (cfr 1 Cor 16,22), sia la Didaché, uno scritto dei tempi apostolici, attestano che nelle riunioni liturgiche dei primi cristiani risuonava, in aramaico, il grido “Maràna tha!”, che significa appunto “Vieni Signore!”. Una preghiera al Cristo perché venga.

In quella fase più antica l’invocazione aveva uno sfondo che oggi diremmo escatologico. Esprimeva, infatti, l’ardente attesa del ritorno glorioso del Signore. E tale grido e l’attesa che esso esprime non si sono mai spenti nella Chiesa. Ancora oggi, nella Messa, subito dopo la consacrazione, essa proclama la morte e la risurrezione del Cristo “nell’attesa della sua venuta”. La Chiesa è in attesa della venuta del Signore.

Ma questa attesa della venuta ultima di Cristo non è rimasta l’unica e la sola. Ad essa si è unita anche l’attesa della sua venuta continua nella situazione presente e pellegrinante della Chiesa. Ed è a questa venuta che pensa soprattutto la Chiesa, quando, animata dallo Spirito Santo, grida a Gesù: “Vieni!”.

È avvenuto un cambiamento – meglio, uno sviluppo – pieno di significato, a proposito del grido “Vieni!”, “Vieni, Signore!”. Esso non è abitualmente rivolto solo a Cristo, ma anche allo Spirito Santo stesso! Colui che grida è ora anche Colui al quale si grida. “Vieni!” è l’invocazione con cui iniziano quasi tutti gli inni e le preghiere della Chiesa rivolti allo Spirito Santo: «Vieni, o Spirito creatore», diciamo nel Veni Creator, e «Vieni, Spirito Santo», «Veni Sancte Spiritus», nella sequenza di Pentecoste; e così in tante altre preghiere. È giusto che sia così, perché, dopo la Risurrezione, lo Spirito Santo è il vero “alter ego” di Cristo, Colui che ne fa le veci, che lo rende presente e operante nella Chiesa. È Lui che “annuncia le cose future” (cfr Gv 16,13) e le fa desiderare e attendere. Ecco perché Cristo e lo Spirito sono inseparabili, anche nell’economia della salvezza.

Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana. San Paolo ci ha lasciato queste preziose parole: «Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13). Se la Chiesa è una barca, lo Spirito Santo è la vela che la spinge e la fa avanzare nel mare della storia, oggi come in passato!

Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio: la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. E per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante. Non è una virtù passiva, che si limita ad attendere che le cose succedano. È una virtù sommamente attiva che aiuta a farle succedere. Qualcuno, che ha lottato per la liberazione dei poveri, ha scritto queste parole: «Lo Spirito Santo è all’origine del grido dei poveri. È la forza data a quelli che non hanno forza. Egli guida la lotta per l’emancipazione e per la piena realizzazione del popolo degli oppressi» [1].

Il cristiano non può accontentarsi di avere speranza; deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza. È il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra spingere ad ammainare le vele.

L’apostolo Pietro esortava i primi cristiani con queste parole: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». Ma aggiungeva una raccomandazione: «Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto» (1 Pt 3,15-16). E questo perché non sarà tanto la forza degli argomenti a convincere le persone, quanto l’amore che in essi sapremo mettere. Questa è la prima e più efficace forma di evangelizzazione. Ed è aperta a tutti!

Cari fratelli e sorelle, che lo Spirito ci aiuti sempre, sempre ad “abbondare nella speranza in virtù dello Spirito Santo”!

[1] J. Comblin, Spirito Santo e liberazione, Assisi 1989, 236.

Papa Francesco