La danzatrice italiana, di fama internazionale, in dialogo con i ragazzi presenti al Meeting di Comunione e Liberazione svoltosi a Rimini.
Milanese di nascita, presidente dell’Associazione Balletto Classico, con sede a Reggio Emilia, Liliana Cosi fa parte della rete internazionale “Clarté, artisti in dialogo”. Un ambito che raccoglie «artisti e studiosi di tutto il mondo che si interrogano sul senso del proprio operare guardando alla luce di cui ogni vera opera d’arte è portatrice e alle nuove prospettive culturali aperte dalla spiritualità dell’unità».
Nel suo recente passaggio dal Meeting di Rimini, alla domanda della giornalista su cosa significa per lei “Parlare ai bambini per raccontarsi”, il titolo del suo intervento, la Cosi risponde:
«I ragazzini sono puri, allora uno può parlare a “ruota libera”. Non è che deve contestualizzare, stare attenta alle paroline, ma deve conquistarli dal cuore … penso raccontarle la mia storia personale che è come una fiaba …».
La Run4Unityè la staffeta mondiale organizzata ogni tre anni dai ragazzi per l’unità, che dalle 11.00 a.m alle 12.00 a.m corrono insieme nei diversi fusi orari, per stendere simbolicamente sul mondo un arcobaleno di pace. In Liguria quest’anno la manifestazione si è tenuta a Savona. E’ stata un grande successo, che ha raccolto molte adesioni e, soprattutto, ha dato alla città un “assaggio” di mondo unito.
Alla fine il gran giorno della Run4unityè arrivato, preceduto dall’ instancabile lavoro fatto dalla comunità dei focolari di Savona, che si è spesa senza risparmio per garantire la buona riuscita dell’ evento.
E’ stato un grande successo: nonostante il tempo incerto che ha minacciato pioggia per tutto il giorno, domenica tre maggio ai nastri di partenza si sono presentati circa 250 giovani oltre ai 50 adulti, coinvolti a vario titolo nell’organizzazione. Il via era in piazza Sisto, dove la manifestazione si è aperta con l’intervento dei ragazzi della scuola d’arte del gruppo teatrale “Nati da un sogno” , che ha presentato uno spettacolo sulla libertà. L’ animazione ha intrattenuto i partecipanti fino all’avvio della corsa, dato alle 14.30 dalla campionessa di nuoto Nicole Cirillo.
Non si è trattato della solita ” corsa” ma di una gara a tappe con diversi giochi, balli e un flash mob dislocati lungo un percorso che si dipanava tra il centro e il lungo mare di Savona. A termine della gara ci si è trovati tutti in Piazza Sisto, dove i ragazzi per l’ unità di Liguria e Piemonte hanno presentato le iniziative di coloriamo la città: azioni sociali per colorare i posti grigi delle nostre città. Alla fine il Vescovo di Savona, Monsignor Lupi, ha salutato i ragazzi ribadendo l’importanza di questi eventi per testimoniare azioni di pace e amore fraterno. Anche la raccolta alimentare associata alla run4unity ha fatto registrare un ottimo risultato: il “righello” che misurava le donazioni ha raggiunto i 15 metri di lunghezza. Molti sono stati i riscontri positivi dei giovani e adulti presenti che sono tornati a casa carichi e gioiosi. Contentissimi soprattutto i giovani che hanno animato la giornata per il riscontro positivo avuto dai partecipanti, che li ha fatto sentire costruttori di un arcobaleno di pace e di unità.
Alcune impressioni, raccolte a caldo, testimoniano il grande successo della manifestazione. Alessio:Una giornata di quelle che ti fanno sentire vivo, infinito e legato a chi ti sta accanto con un’empatia così forte da farti star male! Francesca: é stata una giornata stupenda ci siamo molto divertiti siamo riusciti davvero a creare unità tra di noi trasmettendo la nostra gioia e amandoci. Sara, parlando dei ragazzi per l’unità:
Ho poche certezze, ma quando sono con loro ho la CERTEZZA che il mondo unito è possibile, possiamo farlo e non dobbiamo credere a chi dice che è un’utopia.
Dentro tutti noi c’è la capacità di comprendere l’Amore, dobbiamo solo conoscerlo.. E noi tutti ne siamo i testimoni.
Teresa: È stata bella anche per la semplicità con cui si è vissuta e per il fatto che ognuno ha portato qualcosa quindi è stata molto partecipata
Giovani e ragazzi dei Focolari, con tanti loro amici. Un focus su alcune iniziative, non fra le più affollate o realizzate in note città, ma significative perché dicono che chiunque, in qualunque situazione, può dare alla pace il proprio contributo.
Kinshasa, Congo. Un migliaio di giovani, cristiani e musulmani hanno manifestato davanti alle autorità civili: sindaci, governatore, deputati, ambasciatori. C’era convinzione (un ragazzino ha invitato da solo 70 amici e ricevuto in anticipo le loro quote di partecipazione). La corsa di circa un’ora, in mezzo al caotico traffico di Kinshasa, aveva come meta Petite Flamme, l’organizzazione scolastica dei Focolari nel quartiere Ndolo, che offre a tanti ragazzi la possibilità di costruirsi un futuro nel proprio Paese senza dover emigrare. Altri giovani hanno corso nell’instabile regione dell’est, a Bukavu, Kikwit e Goma.
Damasco, Siria. Da molte parti avevano chiesto una loro parola e i ragazzi siriani hanno risposto attraverso le reti sociali: “Sono M. e mi trovo a Damasco dopo che siamo scappati da casa nostra. Nella notte ci sono stati forti bombardamenti nel nostro quartiere. Nelle case di altri amici sono caduti dei razzi… Le famiglie dei Focolari si sono impegnate a trovare alloggi per loro. Alcuni di noi hanno perso parenti, amici, la scuola… Nonostante tutto, crediamo nella pace, viviamo per la pace e preghiamo Dio che torni. Siamo andati dai bambini di un orfanotrofio. In gruppi avevamo preparato dolci, biscotti salati, braccialetti… Abbiamo giocato con loro e trascorso una bella giornata insieme”. Altri 65 giovani di diverse città del Paese, affrontando il rischio del viaggio, hanno voluto ritrovarsi insieme due giorni: “Un’oasi come lo era per il popolo di Israele che, tra mille stenti, attraversò il deserto per 40 anni”.
Cascais, Portogallo. Raccolgono la consegna dei ragazzi della Siria i 900 giovani del Portogallo giunti nella cittadella di Cascais: pregare per la pace e essere tutti punti di pace nella vita quotidiana, perché l’amore dilaghi e la pace si diffonda. “Ci hanno dato forza e determinazione, relativizzando le nostre piccole difficoltà e sfide”. L’assessore alle politiche giovanili li ha incoraggiati: “Continuate a credere in ciò che credete. Continuate ad essere ciò che siete. Il mondo ha bisogno di voi!”.
Bahía Blanca, Argentina. Una pioggia di “Papelitos in the city” con messaggi positivi postati un po’ ovunque: nei banchi di scuola, sulle porte, negli ascensori, nelle cassette postali, sulle moto, le auto, le bici… L’idea: “Rallegrare la giornata a chiunque e contribuire a diminuire la violenza”, ispirata alla regola d’oro dei libri sacri e ad altri testi. Diffusa su Whatsapp e Facebook, l’iniziativa ha coinvolto altri gruppi (scout, ecc.) e suscitato anche opinioni contrastanti, che hanno rafforzato nei ragazzi la determinazione a “scrivere quelle frasi con la vita”.
Hamm, Germania. Ragazzi cattolici ed evangelici hanno attraversato insieme la città toccando diversi luoghi di preghiera simbolo, tra cui la moschea e il tempio hindu.
Slovacchia. Una città sul confine è stata mèta per ragazzi e giovani slovacchi e ucraini intorno a diverse attività, ma soprattutto per condividere la sofferenza di un conflitto che continua a seminare morte e distruzione.
Hong Kong e Macao. L’appuntamento: uno dei quartieri più commerciali e trafficati di HK per sensibilizzare i passanti sulla necessità della pace e la sua assoluta priorità.
Betlemme. Quest’anno l’appuntamento per la staffetta per la pace dei ragazzi cristiani e musulmani di Gerusalemme, Nazareth e Haifa, è stato a Betlemme, nella piazza della Basilica della Natività. Una camminata che li ha portati fino al monastero salesiano nella vallata di Cremisan, dove la lotta nonviolenta della popolazione locale ha evitato la costruzione di un tratto del muro tra Israele e i Territori palestinesi.
Centinaia di migliaia di ragazzi (nei diversi fusi orari) protagonisti della staffetta sportiva mondiale. È promossa dai Ragazzi per l’unità del Movimento dei Focolari.
Ragazzi di etnie, culture e religioni diverse correranno uniti per testimoniare il loro impegno per la pace e l’unità attraversando alcuni luoghi significativi del pianeta: domenica 3 maggio 2015 dalle 11 alle 12.
Ultimi mesi di preparazione per i Ragazzi per l’unità, impegnati in un evento che, nelle edizioni precedenti , ha visto la partecipazione di oltre 100.000 teen ager in varie città di ogni angolo del mondo. La staffetta attraverserà anche luoghi simbolo di pace e di unità. In varie parti saranno presenti anche personalità del mondo dello sport e della cultura, autorità civili e religiose.
Ad aprire la staffetta, Wellington (Nuova Zelanda), alle ore 11:00 locali. Poi, allo scoccare delle ore 12:00, il testimone passerà al successivo fuso orario, come poi avverrà per tutti i fusi. In varie località delle diverse latitudini, prenderanno il via eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione. Navigando in rete, da Facebook a Youtube, molti sono i messaggi, le foto, i video che mostrano quali e quante siano le idee in cantiere nei diversi Paesi del mondo. Il giorno del 3 maggio, poi, attraverso il web sarà possibile seguire Run4unity: previsti aggiornamenti nell’arco delle 24 ore e collegamenti con varie città dei 5 cotinenti, realizzati dagli stessi ragazzi, per seguire lo svolgimento delle staffette.
Scoprire la fraternità: una proposta dei Ragazzi per l’Unità
Guardare all’altro come ad un fratello fa nascere segni di pace capaci di far crescere l’unità della famiglia umana. Per questo ci impegniamo a costruire o rinforzare ‘Legami d’unità’ (WeLink) con ogni persona, per tessere una rete di pace in grado di abbracciare il mondo, iniziando con chi è accanto a noi vivendo la Regola d’oro: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.
Per essere protagonisti di piccoli o grandi cambiamenti ci vuole il coraggio di prendere l’iniziativa: Se riesci a creare gesti che favoriscono la PACE e che coinvolgono altre persone, puoi proporre di fissare questo momento con la foto delle vostre mani.
Postate il tutto su #run4unity con il nome della vostra #4nomecittà e un commento. Partiamo già da adesso a fare una gara fra tutti noi, il 3 maggio vedremo quale tra le città partecipanti alla Run4unity avrà realizzato più Hashtag per la pace.
Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 17. Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!”. Lo Spirito Santo e la speranza cristiana
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Siamo arrivati al termine delle nostre catechesi sullo Spirito Santo e la Chiesa. Dedichiamo quest’ultima riflessione al titolo che abbiamo dato all’intero ciclo, e cioè: “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il Popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. Questo titolo si riferisce a uno degli ultimi versetti della Bibbia, nel Libro dell’Apocalisse, che dice: «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”» (Ap 22,17). A chi è rivolta questa invocazione? È rivolta a Cristo risorto. Infatti, sia San Paolo (cfr 1 Cor 16,22), sia la Didaché, uno scritto dei tempi apostolici, attestano che nelle riunioni liturgiche dei primi cristiani risuonava, in aramaico, il grido “Maràna tha!”, che significa appunto “Vieni Signore!”. Una preghiera al Cristo perché venga.
In quella fase più antica l’invocazione aveva uno sfondo che oggi diremmo escatologico. Esprimeva, infatti, l’ardente attesa del ritorno glorioso del Signore. E tale grido e l’attesa che esso esprime non si sono mai spenti nella Chiesa. Ancora oggi, nella Messa, subito dopo la consacrazione, essa proclama la morte e la risurrezione del Cristo “nell’attesa della sua venuta”. La Chiesa è in attesa della venuta del Signore.
Ma questa attesa della venuta ultima di Cristo non è rimasta l’unica e la sola. Ad essa si è unita anche l’attesa della sua venuta continua nella situazione presente e pellegrinante della Chiesa. Ed è a questa venuta che pensa soprattutto la Chiesa, quando, animata dallo Spirito Santo, grida a Gesù: “Vieni!”.
È avvenuto un cambiamento – meglio, uno sviluppo – pieno di significato, a proposito del grido “Vieni!”, “Vieni, Signore!”. Esso non è abitualmente rivolto solo a Cristo, ma anche allo Spirito Santo stesso! Colui che grida è ora anche Colui al quale si grida. “Vieni!” è l’invocazione con cui iniziano quasi tutti gli inni e le preghiere della Chiesa rivolti allo Spirito Santo: «Vieni, o Spirito creatore», diciamo nel Veni Creator, e «Vieni, Spirito Santo», «Veni Sancte Spiritus», nella sequenza di Pentecoste; e così in tante altre preghiere. È giusto che sia così, perché, dopo la Risurrezione, lo Spirito Santo è il vero “alter ego” di Cristo, Colui che ne fa le veci, che lo rende presente e operante nella Chiesa. È Lui che “annuncia le cose future” (cfr Gv 16,13) e le fa desiderare e attendere. Ecco perché Cristo e lo Spirito sono inseparabili, anche nell’economia della salvezza.
Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana. San Paolo ci ha lasciato queste preziose parole: «Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13). Se la Chiesa è una barca, lo Spirito Santo è la vela che la spinge e la fa avanzare nel mare della storia, oggi come in passato!
Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio: la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. E per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante. Non è una virtù passiva, che si limita ad attendere che le cose succedano. È una virtù sommamente attiva che aiuta a farle succedere. Qualcuno, che ha lottato per la liberazione dei poveri, ha scritto queste parole: «Lo Spirito Santo è all’origine del grido dei poveri. È la forza data a quelli che non hanno forza. Egli guida la lotta per l’emancipazione e per la piena realizzazione del popolo degli oppressi» [1].
Il cristiano non può accontentarsi di avere speranza; deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza. È il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra spingere ad ammainare le vele.
L’apostolo Pietro esortava i primi cristiani con queste parole: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». Ma aggiungeva una raccomandazione: «Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto» (1 Pt 3,15-16). E questo perché non sarà tanto la forza degli argomenti a convincere le persone, quanto l’amore che in essi sapremo mettere. Questa è la prima e più efficace forma di evangelizzazione. Ed è aperta a tutti!
Cari fratelli e sorelle, che lo Spirito ci aiuti sempre, sempre ad “abbondare nella speranza in virtù dello Spirito Santo”!
[1] J. Comblin, Spirito Santo e liberazione, Assisi 1989, 236.