Venerdì 8 Novembre 2024
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"Forte come la morte è l´amore": Orvieto ricorda Elisa Lardani

Dal 27 al 28 febbraio, il primo convegno in memoria di una mamma morta nel dare alla luce la sua quarta figlia

 

Elisa Lardani Marchi

 

In occasione del primo anniversario della scomparsa, Orvieto commemora una sua amata e indimenticata cittadina. Dal 27 al 28 febbraio si terrà il primo convegno Corpo dato per amore. “Forte come la morte è l’amore” (Cantico dei Cantici 8,6) promosso dall’associazione Elisa Lardani Marchi – Corpo dato per amore, promotrice di iniziative a sostegno della maternità difficile.

 

La vicenda di Elisa Lardani (1977-2015), morta per emorragia nel dare alla luce la sua quarta figlia Maddalena, ha commosso l’Italia, spingendo il marito Luca Marchi a fondare l’associazione, assieme a un gruppo di amici e concittadini.

 

Il convegno si aprirà sabato 27 febbraio alle 15.45, ed avrà a tema una serie di riflessioni sull’amore, alla luce del Cantico dei Cantici (Ct 8,6-7)

 

***

 

Per ulteriori informazioni

Sito web: http://www.elisalardanimarchi.org/

Facebook: Elisa Lardani Marchi “CORPO DATO PER AMORE”.

 

 

 

ROD GORTON. Ufficiale della Marina degli Stati Uniti, musicista, padre di sei figli, tra i primi pilastri, con Mazia, della scuola delle famiglie presso la cittadella di Loppiano, Rod ci ha lasciati il 14 novembre scorso.


Rod (Rodrigo) Gorton, focolarino sposato, il 14 novembre ci ha lasciati in seguito ad un incidente, mentre compiva un atto d’amore. Nato nel Massachussets (USA) nel 1933, ha conosciuto l’ideale dell’unità negli anni 60.


La sua infanzia è stata segnata dalla separazione dei genitori: “A sei anni mi trovavo senza papà e, a causa dell’ambiente familiare, senza Dio”. In questo periodo lo aiuta la passione per la musica.


A 20 anni entra nell’Accademia Navale per diventare Ufficiale della Marina degli Stati Uniti. Il regolamento prevede l’obbligo di seguire le celebrazioni domenicali in una chiesa a scelta ed è così che Rod sente per la prima volta parlare di Dio. Gli nascono le prime domande e si chiede: “Sono tutti matti questi? O sono matto io?”.


Dopo una ricerca piena di dubbi, si rende conto che dentro di sé qualcosa è cambiato: “Io credevo!”. Ma scopre presto le contraddizioni della nuova vita perché non trova persone che prendono sul serio il Vangelo.


Diventato ufficiale della Marina comincia a viaggiare per il mondo. È attirato dai missionari che incontra nei vari paesi e, dopo 4 anni, entra in seminario per diventare sacerdote e missionario. Ma è ancora in ricerca…


Sul giornale Living City, trovato per caso, legge uno scritto di Chiara Lubich: “Se vuoi conquistare una città all’amore di Cristo… Prenditi degli amici che abbiano i tuoi sentimenti, unisciti con loro nel nome di Cristo… promettetevi amore perpetuo e costante…”. Ecco ciò che aveva cercato per tutta la vita. Vi trova anche l’invito ad una Mariapoli (incontro di più giorni del Movimento dei Focolari) e lì è colpito fortemente dalla realtà di famiglia che si sperimenta fra tutti: “Bianchi, neri, gialli, giovani, anziani, ricchi, poveri… il Vangelo era alla base di tutto, per tutti loro”.


Nel novembre del 1966 parte per la cittadella di Loppiano, dove per 6 anni fa parte del complesso musicale Gen Rosso. È bravo a suonare la chitarra acustica, la tromba e l’armonica a bocca. Alludendo alle promesse evangeliche, scrive: “Lì ho trovato il centuplo di padri, di fratelli, di case ed in più ho conosciuto il mio Dio: Gesù nel suo abbandono. Egli (che ha trasformato il dolore in amore) ha illuminato ogni perché della mia vita ed in più ho trovato in Lui la ‘chiave’ per formare una famiglia”. Con semplicità e schiettezza Rod è sempre in donazione, attentissimo ai bisogni di ciascuno, caratteristiche che ha mantenuto tutta la vita.


Un giorno incontra Mazia, dell’Austria. “Con poche parole ci siamo capiti; avevamo tutti e due la stessa fiammella nel cuore: formare per Dio una famiglia”. E scrive a Chiara Lubich: “Perché ho detto di sì prima a Dio, posso dire di sì a Mazia”.


Rod e Mazia si sposano nel gennaio del 1972 al Centro del Movimento, a Rocca di Papa, in un incontro di focolarini sposati. Fra i testimoni delle nozze Igino Giordani, Spartaco Lucarini e Chiara, che dà alla nuova famiglia la Parola di Vita: “Amatevi l’un l’altro come Io ho amato voi” (Gv 13,34).
Dal loro matrimonio nascono Cielo, Clarence, Sara, Peter, Giovanna e Pina. Sempre disponibili e generosi donano senza misura la loro vita nelle tante iniziative della cittadella di Loppiano, dove risiedono, impegnati soprattutto ad accompagnare centinaia di famiglie che vi passano. Tante persone sono toccate dal loro amore e dalla loro testimonianza.

 


“Ora pensiamo Rod nella gioia senza fine – scrive Maria Voce – … certi che da Lassù continuerà ad accompagnare Mazia ed i figli che tanto ha amato”. Come pensiamo che accompagnerà anche tutti noi che siamo in cammino a lavorare, come ha fatto lui, per la fraternità universale.
 



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro - Mercoledì, 30 Ottobre 2024

Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 11. “Ci ha conferito l’unzione e ci ha impresso il sigillo”. La Cresima, sacramento dello Spirito Santo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi proseguiamo la riflessione sulla presenza e l’azione dello Spirito Santo nella vita della Chiesa mediante i Sacramenti.

L’azione santificatrice dello Spirito Santo giunge a noi anzitutto attraverso due canali: la Parola di Dio e i Sacramenti. E tra tutti i Sacramenti, ce n’è uno che è, per antonomasia, il Sacramento dello Spirito Santo, ed è su di esso che vorrei soffermarmi oggi. Si tratta del Sacramento della Cresima o della Confermazione.

Nel Nuovo Testamento, oltre il battesimo con l’acqua, si trova menzionato un altro rito, quello della imposizione delle mani, che ha lo scopo di comunicare visibilmente e in modo carismatico lo Spirito Santo, con effetti analoghi a quelli prodotti sugli Apostoli a Pentecoste. Gli Atti degli Apostoli riferiscono un episodio significativo a questo riguardo. Avendo saputo che in Samaria alcuni avevano accolto la parola di Dio, da Gerusalemme inviarono Pietro e Giovanni. «Essi scesero – dice il testo – e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo» (8,14-17).

A ciò si aggiunge quello che San Paolo scrive nella Seconda Lettera ai Corinzi: «È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (1,21-22). La caparra dello Spirito. Il tema dello Spirito Santo come “sigillo regale” con cui Cristo contrassegna le sue pecorelle è alla base della dottrina del “carattere indelebile” conferito da questo rito.

Con il passare del tempo, il rito dell’unzione si configurò come Sacramento a sé stante, assumendo forme e contenuti diversi nelle varie epoche e nei diversi riti della Chiesa. Non è qui il luogo per ripercorrere questa storia assai complessa. Quello che il Sacramento della Cresima è nella comprensione della Chiesa, mi sembra descritto, in modo semplice e chiaro, dal Catechismo degli adulti della Conferenza Episcopale Italiana. Esso dice così: «La confermazione è per ogni fedele ciò che per tutta la Chiesa è stata la Pentecoste. […] Essa rafforza l’incorporazione battesimale a Cristo e alla Chiesa e la consacrazione alla missione profetica, regale e sacerdotale. Comunica l’abbondanza dei doni dello Spirito [...]. Se dunque il battesimo è il sacramento della nascita, la cresima è il sacramento della crescita. Per ciò è anche il sacramento della testimonianza, perché questa è strettamente legata alla maturità dell’esistenza cristiana». [1]

Il problema è come fare perché il Sacramento della Cresima non si riduca, in pratica, a una “estrema unzione”, cioè al sacramento della “dipartita” dalla Chiesa. Si dice che è il “sacramento dell’addio”, perché una volta che i giovani la fanno se ne vanno, e torneranno poi per il matrimonio. Così dice la gente. Ma dobbiamo far sì che sia il sacramento dell’inizio di una partecipazione attiva alla vita della Chiesa. È un traguardo che ci può sembrare impossibile vista la situazione in atto un po’ in tutta la Chiesa, ma non per questo dobbiamo smettere di perseguirlo. Non sarà così per tutti i cresimandi, ragazzi o adulti, ma è importante che lo sia almeno per alcuni che poi saranno gli animatori della comunità.

Può servire, a questo scopo, farsi aiutare, nella preparazione al Sacramento, da fedeli laici che hanno avuto un incontro personale con Cristo e hanno fatto una vera esperienza dello Spirito. Alcune persone dicono di averla vissuta come uno sbocciare in loro del Sacramento della Cresima ricevuto da ragazzi.

Ma questo non riguarda solo i futuri cresimandi; riguarda tutti noi e in ogni momento. Insieme con la confermazione e l’unzione, abbiamo ricevuto, ci ha assicurato l’Apostolo, anche la caparra dello Spirito che altrove chiama “le primizie dello Spirito” (Rm 8,23). Dobbiamo “spendere” questa caparra, gustare queste primizie, non seppellire sotto terra i carismi e i talenti ricevuti.

San Paolo esortava il discepolo Timoteo a «ravvivare il dono di Dio, ricevuto mediante l’imposizione delle mani» (2 Tm 1,6), e il verbo usato suggerisce l’immagine di chi soffia sul fuoco per ravvivarne la fiamma. Ecco un bel traguardo per l’anno giubilare! Rimuovere la cenere dell’abitudine e del disimpegno, diventare, come i tedofori alle Olimpiadi, portatori della fiamma dello Spirito. Che lo Spirito ci aiuti a muovere qualche passo in questa direzione!

[1] La verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti. Libreria Editrice Vaticana 1995, p. 324.

Papa Francesco