Mercoledì 17 Dicembre 2025


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Africa di ieri e di oggi


AKOTARA

Il Museo consacrato ai Gbayas del Nord-Ovest Centrafricano

 

http://www.alain-degras.fr/html/mission.html

 

www.akotara.capucinstchadrca.com/

 

         Il 7 giugno 2012, a Bouar nel Centrafrica, è stato inaugurato il “Musée des akotara” (= il museo degli avi) che espone al pubblico un importante patrimonio della vita ancestrale, specie del periodo prima dell’Indipendenza nazionale.

 

         Il complesso era stato messo insieme dai primi missionari Cappuccini Genovesi, specie da un tale che si firma “L’Ex”. Con pazienza e per 20-30 anni, egli aveva raccolto una grande quantità di oggetti, utili alla vita ordinaria di lavoro, caccia e alle più diverse necessità … Da circa vent’anni i reperti erano custoditi alla “Yolé” e quasi “abbandonati”, anche se non era raro che venisse gente dalla capitale (Bangui) a Bouar  - 450 km -, per ammirate la collezione.

 

         I vari pezzi da museo, che alcuni nostri contemporanei qualificano  “superati”,  attualmente  -  e finalmente  - sono stati sistemati in luoghi appropriati, dove ogni cosa è messa al suo giusto posto, sotto la direzione di un volontario “naturalista” francese, Alain Degras.

 

         La collezione si trova presso il Centro di Cultura e Formazione denominato “St Laurent”. La sua importanza e la sua ricchezza costituisce un patrimonio culturale, e per questo diventa materiale vivente e tangibile per la Storia Centrafricana.

 

Frati Minori Cappuccini

Vice-Provincia TCHAD ~ RCA

Saint-Laurent

Bouar

BP 23

République Centrafricaine

 

 



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GIUBILARE, Piazza San Pietro, 6 Dicembre 2025

CATECHESI DEL SANTO PADRE LEONE XIV

Catechesi. 10. Sperare è partecipare – Alberto Marvelli

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Siamo da poco entrati nel periodo liturgico dell’Avvento, che ci educa all’attenzione ai segni dei tempi. Noi infatti ricordiamo la prima venuta di Gesù, il Dio con noi, per imparare a riconoscerlo ogni volta che viene e per prepararci a quando tornerà. Allora saremo per sempre insieme. Insieme con Lui, con tutti i nostri fratelli sorelle, con ogni altra creatura, in questo mondo finalmente redento: la nuova creazione.

Questa attesa non è passiva. Infatti, il Natale di Gesù ci rivela un Dio coinvolgente: Maria, Giuseppe, i pastori, Simeone, Anna, e più avanti Giovanni Battista, i discepoli e tutti coloro che incontrano il Signore sono coinvolti, sono chiamati a partecipare. È un onore grande, e che vertigine! Dio ci coinvolge nella sua storia, nei suoi sogni. Sperare, allora, è partecipare. Il motto del Giubileo, “Pellegrini di speranza”, non è uno slogan che tra un mese passerà! È un programma di vita: “pellegrini di speranza” vuol dire gente che cammina e che attende, non però con le mani in mano, ma partecipando.

Il Concilio Vaticano II ci ha insegnato a leggere i segni dei tempi: ci dice che nessuno riesce a farlo da solo, ma insieme, nella Chiesa e con tanti fratelli e sorelle, si leggono i segni dei tempi. Sono segni di Dio, di Dio che viene col suo Regno, attraverso le circostanze storiche. Dio non è fuori dal mondo, fuori da questa vita: abbiamo imparato nella prima venuta di Gesù, Dio-con-noi, a cercarlo fra le realtà della vita. Cercarlo con intelligenza, cuore e maniche rimboccate! E il Concilio ha detto che questa missione è in modo particolare dei fedeli laici, uomini e donne, perché il Dio che si è incarnato ci viene incontro nelle situazioni di ogni giorno. Nei problemi e nelle bellezze del mondo, Gesù ci aspetta e ci coinvolge, ci chiede che operiamo con Lui. Ecco perché sperare è partecipare!

Oggi vorrei ricordare un nome: quello di Alberto Marvelli, giovane italiano vissuto nella prima metà del secolo scorso. Educato in famiglia secondo il Vangelo, formatosi nell’Azione Cattolica, si laurea in ingegneria e si affaccia alla vita sociale al tempo della seconda guerra mondiale, che lui condanna fermamente. A Rimini e dintorni si impegna con tutte le forze a soccorrere i feriti, i malati, gli sfollati. Tanti lo ammirano per questa sua dedizione disinteressata e, dopo la guerra, viene eletto assessore e incaricato della commissione per gli alloggi e per la ricostruzione. Così entra nella vita politica attiva, ma proprio mentre si reca in bicicletta a un comizio viene investito da un camion militare. Aveva 28 anni. Alberto ci mostra che sperare è partecipare, che servire il Regno di Dio dà gioia anche in mezzo a grandi rischi. Il mondo diventa migliore, se noi perdiamo un po’ di sicurezza e di tranquillità per scegliere il bene. Questo è partecipare.

Chiediamoci: sto partecipando a qualche iniziativa buona, che impegna i miei talenti? Ho l’orizzonte e il respiro del Regno di Dio, quando faccio qualche servizio? Oppure lo faccio brontolando, lamentandomi che tutto va male? Il sorriso sulle labbra è il segno della grazia in noi.

Sperare è partecipare: questo è un dono che Dio ci fa. Nessuno salva il mondo da solo. E neanche Dio vuole salvarlo da solo: Lui potrebbe, ma non vuole, perché insieme è meglio. Partecipare ci fa esprimere e rende più nostro ciò che alla fine contempleremo per sempre, quando Gesù definitivamente tornerà.