Lunedì 22 Dicembre 2025


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Cronaca Bianca


Nel SILENZIO di DIO

Quando il Silenzio parla

 

 

         Deve essere terribile! Proprio perché Lui, essendo e potendo tutto, tace!

La sua parola è manifestazione di sé: è il suo “esplicito”. Di conseguenza, più Dio “tace” = più è contenuto e più è se stesso. Se parla lo fa “sottovoce”, quasi con “pudore” … per non sprecare nulla di sé.

 

Nella sacra scrittura si racconta di un rigagnolo che poco per volta ingrandisce e diventa oceano, sommergendo tutto … Quel “rivolo” iniziale aveva in sé l’immensità dell’oceano. Così accade anche per il vento, che incomincia con un semplice “soffio” e può diventare un ciclone o una tromba marina, che spazza via ogni cosa.

 

Dio, la Sapienza Eterna, sa contenersi ed è per questo che diventa “contenitore” di  tutto l’extra, che a suo tempo  -  il “tempo di Dio”!  -  Egli riversa fuori di sé.

 

Quasi con pudore, come per tutto quello che riguarda direttamente Dio, tratteremo del suo Silenzio in tre momenti successivi:

 

in BENABE 56 : “Il Silenzio di Dio: per quale ragione?”

in BENABE 57 : “Il Silenzio di Dio alla pari

e in BENABE 58 : “Il Silenzio di Dio … parlante”.

 

Innanzi tutto dobbiamo considerare che il Silenzio dà sicurezza, rivelandoci che Dio ci ha fatto “liberi”, come dei piccoli “dei”, con il suo DNA che al momento della nascita terrena è dato gratuitamente all’anima creata “A Sua Immagine”; per cui, come Lui, … siamo liberi.

 

Il Silenzio di Dio: per quale ragione?

 

Il Silenzio” indica assenza di qualsiasi operazione: è un vuoto sempre in attesa di essere riempito. E’ come le Beatitudini - la “magna carta” del cristianesimo - che presentano tutte una base di ”kenosi”, di “diminuzione”, di annientamento.

 

Solo nel silenzio ogni parola, rumore o suono o … beatitudine viene messa in evidenza. Tutto risalta sullo sfondo del Silenzio, che è in continuo dono … a condizione che l’uomo   -  piccolo nel creato, ma quanto mai grande davanti a Dio  -  si metta a sua disposizione e faccia da “eco” al Suo Silenzio.

 

Tutto ha una ragione di essere, anche e specie il Silenzio di Dio; e questo sua quiete ci interpella nella proporzione in cui ci accorgiamo di lui e soffriamo per poterlo acquisire.

 

Il neonato al suo primo venire alla luce “vagisce”! Con quel “vagito” egli conferma che il respiro irrora una nuova vita ed assicura i presenti che tutto è cominciato bene.  Ma con quel “vagito” il neonato sembra anche pronunciare un “perché?”, in cui sono concentrati tutti gli innumerevoli “perché?” che dovrà vivere e patire nella sua vita!

 

Perché il Silenzio di Dio? Esso è come una preparazione e un’attesa degli innumerevoli  “silenzi” che incontreremo e che avranno una risposta idonea e solida confrontandosi con il suo Silenzio.

 

Il “perché” del Silenzio di Dio risiede nel fatto che Egli non vuole influenzare la nostra libertà, che gli é sacra! Dio, essendo Padre, dà ad ognuno di noi la sua completa fiducia; dopotutto ha messo in noi la Sua Voce, che è la nostra Coscienza, ed è proprio in questa   -  nell’assoluto silenzio  -   che ognuno può sentire chiaramente la Voce del Padre.

 

Dio, che ha in sé ogni sorta di vita, è nel Silenzio più profondo che dà la vita  e provvede ad ogni vita. Il silenzio di Dio sostiene e spiega ogni nostro perché, che ha un senso e un giusto valore solo se può trovare una eco nel Suo Silenzio.

 

Il Silenzio di Dio vuole essere “alla pari” con il mio silenzio

 

Il Silenzio di Dio” si confronta sempre col “parlare di Dio”: l’uno completa l’altro, l’uno richiede l’altro. Il Silenzio di Dio è come un “sintesi”: Dio è sempre UNO!

 

Per “stuzzicare” la Parola di Dio non c’è altro che richiederla con “tante parole”, “dentro di noi”, nel silenzio della nostra anima. E dal momento che il “piccolo silenzio” è sempre in sintonia col “grande silenzio”, questo sempre ascolta quello, perché tra loro c’è sempre accordo!

 

Per me, per noi, è nelle difficoltà che troviamo con chi ci sta accanto che mostriamo se siamo “alla pari” col Silenzio di Dio. Non ci resta che chiederglielo con sollecitudine. Il Silenzio di Dio ci mostra la grandezza di Dio, ma anche  -  in un gradino molto inferiore  -  di essere un po’ “alla pari” con Lui.

 

Nella presentazione del suo libro: “Siamo Dio. Siamo qui per ricordare di essere Dio”,  Bruno Franchi tra l’altro scrive: “… Se quindi non c’è una prova sulla sua esistenza ( “di Dio” N.T.) perché l’uomo crede in un Dio silenzioso e invisibile che non ha mai parlato e non interviene mai nelle faccende terrene? Può dunque il Padre di tutti, come viene definito, lasciare liberi i suoi figli di fare quello che vogliono? Se si prende l’esempio terreno, la madre e il padre accudiscono i loro figli fin quando sono piccoli e li educano in funzione di quello che sono, e chi ama i propri figli li difende e li protegge a costo della sua vita. Non c’è bisogno di scriverlo, ma chi ha dei figli sa che farebbe qualsiasi cosa per loro, per non vederli soffrire; come mai allora Dio non si comporta come un Padre e una Madre terrena?”.

 

Rispondo semplicemente: “Caro scrittore, non sono d’accordo con le tue affermazioni, proprio oggi, in cui la famiglia è letteralmente scompaginata… Se siamo arrivati a questo, la ragione è che davanti al “bullismo” dei figli nella scuola primaria e secondaria, invece di aiutare gli insegnanti ad educare, i genitori non fanno che difenderli ed esasperarli maggiormente … Sarebbe stato meglio se i padri e le madri, di fronte alle prevaricazioni dei figli, avessero risposto con un “silenzio” parlante, come sa fare così bene il nostro Dio, che tutto vede e a tutto provvede …”.

 

Dal “Silenzio di Dio” all’affermazione che “Dio che non esiste” il passo è breve: si va, semplicemente, dal momento presente … all’eternità. A chi appartiene questo “Silenzio”? Egli è l’Essere perfettissimo, Creatore del macro e micro cosmo, ed essendo noi così piccoli davanti a Lui, dobbiamo guardarci bene dal darGli consigli … Quello che ha fatto, lo ha fatto sempre bene, ed è molto, molto di più, di quello che i nostri genitori hanno fatto per noi … Proprio e solo per darci fiducia, ci ha messo in mano la possibilità di essere completamente “liberi”, potendogli dire di sì o di no …

Ma noi, facendo di testa nostra  -  nei nostri progenitori  -  abbiamo guadagnato la venuta di Gesù, che ci ha parlato del Padre intimamente. Così ora sappiamo che Dio ci parla proprio con il “suo Silenzio”.

 

Allora, “perché Dio non parla?” Per rispetto.  Solo nel vero silenzio,  nell’intimo di noi, della nostra coscienza, sentiamo parlare fortemente e chiaramente il “silenzio di Dio”. E come! E sappiamo bene che quando Dio parla ed esce dal suo silenzio, ci sconvolge. Il problema è che non sappiamo fare silenzio in noi! Provare per credere.

 

Ma è vero che Dio è silenzioso? Tanti vedono come frutto del Suo Silenzio lo scatenarsi periodico degli elementi naturali : dai terremoti ai maremoti, alle inondazioni. Ma ancor più dei cataclismi che sconvolgono la terra, ci sono le catastrofi spirituali, quando sentiamo il tumulto in noi, nella nostra anima. Ognuno ne ha fatto l’esperienza, forse a insaputa di coloro che gli erano vicino … e alcuni sono stati portati via da quelle “inondazioni”.

 

Il “Silenzio di Dio” fa paura e, a volte , per “scaramanzia” non se ne vuole parlare, nemmeno sussurrare!

Intanto, sia che ne parliamo sia che ne tacciamo, Dio c’è quotidianamente in ogni momento presente, dandoci l’aria da respirare e la luce per vedere. Mettiamoci d’accordo nell’accettare il “Silenzio di Dio” nell’aria che respiriamo e nella luce che ci fa vedere.

 

 

Il Silenzio di Dio … parlante

 

Tutto quello che Dio è e fa é sempre a nostro beneficio, essendo Padre, come Gesù, venuto tra noi, ha rivelato nel suo messaggio evangelico.

 

Il Silenzio di Dio afferma qualcosa di globale, di indissolubile, di indivisibile, che non si può manomettere. Esso esclude assolutamente ogni possibile particolarità: è aperto a tutti, non avendo limiti.

 

Chi tace, acconsente!”. Dio è Dio e io posso averlo solo se mi lascio prendere dalla sua Luce, che sempre è in simbiosi con il suo Silenzio; sono due prerogative ineffabili, prettamente di Dio solo.

 

Dio ha tutto in sé e sa come farsi capire da noi uomini; non ha bisogno della Parola, che è il veicolo naturale di intesa. Per Lui c’è “tutt’altro”: la “non parola”, dato che Lui è dappertutto e non c’è vuoto che gli sia inaccessibile.

 

Come c’è stato il Verbo  -  la Parola del Padre  -  che si è fatto uomo ed è venuto in mezzo a noi; così in Gesù c’è il Silenzio di Dio che per semplice desiderio umano  -  vero e forte desiderio!  -  quasi obbliga Dio a tramutare il suo Silenzio in Parola.

Per questo, se lo desideriamo intensamente, il Suo Silenzio  -   divenuto Parola  -  lo si può ascoltare nella profondità della coscienza.

 

Andiamo in una chiesa o contempliamo la natura: lì, nel profondo silenzio dell’anima, sentiamo il Suo Silenzio che diventa Parola molto intelligibile! Basta intensamente volerlo … con la volontà di un bambino, che da suo padre sa ottenere tutto.

 

Così il Silenzio di Dio diventa veramente parlante! Facciamone la prova!

 

Il Silenzio di Dio è il luogo ideale perché la Parola si manifesti e si faccia sentire. Ma perché ciò avvenga è richiesto il nostro silenzio umano, specialmente se sofferto. Solo allora i due silenzi si attraggono e diventano uno. Solo allora il primo  -  quello di Dio  - , che è il più “valido ed energetico”, parla e come!

 

L’Ex

 

 

 

       

 

 



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 10 Dicembre 2025

Udienza Generale del 10 dicembre 2025 - Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. IV. La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. 8. La Pasqua come approdo del cuore inquieto

Saluto del Santo Padre ai malati in Aula Paolo VI prima dell’Udienza Generale

Buongiorno a tutti! Good morning! Welcome!

Faccio un breve saluto, una benedizione per ognuno di voi.

In questa giornata volevamo difendervi un po’ dagli elementi, dal freddo soprattutto... Non sta piovendo, però così forse state un po’ più comodi. Dopo potrete seguire l’Udienza sullo schermo, o se volete potete anche uscire, però approfittiamo di questo piccolo incontro un po’ più personale, così, per salutarvi, per offrirvi la benedizione del Signore, e anche un augurio. Siamo già vicino alla festa di Natale e vogliamo chiedere al Signore che la gioia di questo tempo di Natale vi accompagni tutti: le vostre famiglie, i vostri cari, e che siate sempre nelle mani del Signore con la fiducia, con l’amore che solo Dio ci può dare.

Do la benedizione a tutti adesso, poi passo a salutarvi.

Benedizione

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

La vita umana è caratterizzata da un movimento costante che ci spinge a fare, ad agire. Oggi si richiede ovunque rapidità nel conseguire risultati ottimali negli ambiti più svariati. In che modo la risurrezione di Gesù illumina questo tratto della nostra esperienza? Quando parteciperemo alla sua vittoria sulla morte, ci riposeremo? La fede ci dice: sì, riposeremo. Non saremo inattivi, ma entreremo nel riposo di Dio, che è pace e gioia. Ebbene, dobbiamo solo aspettare, o questo ci può cambiare fin da ora?

Siamo assorbiti da tante attività che non sempre ci rendono soddisfatti. Molte delle nostre azioni hanno a che fare con cose pratiche, concrete. Dobbiamo assumerci la responsabilità di tanti impegni, risolvere problemi, affrontare fatiche. Anche Gesù si è coinvolto con le persone e con la vita, non risparmiandosi, anzi donandosi fino alla fine. Eppure, percepiamo spesso quanto il troppo fare, invece di darci pienezza, diventi un vortice che ci stordisce, ci toglie serenità, ci impedisce di vivere al meglio ciò che è davvero importante per la nostra vita. Ci sentiamo allora stanchi, insoddisfatti: il tempo pare disperdersi in mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo della nostra esistenza. A volte, alla fine di giornate piene di attività, ci sentiamo vuoti. Perché? Perché noi non siamo macchine, abbiamo un “cuore”, anzi, possiamo dire, siamo un cuore.

Il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone. L’evangelista Matteo ci invita a riflettere sull’importanza del cuore, nel riportare questa bellissima frase di Gesù: «Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

È dunque nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio.

È importante riflettere su questi aspetti, perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione, talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo. Invece, leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum. Con questo aggettivo “inquieto”, Sant’Agostino ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento. La frase integrale rimanda all’inizio delle Confessioni, dove Agostino scrive: «Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te» (I, 1,1).

L’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta, ma è orientato alla sua destinazione ultima, quella del “ritorno a casa”. E l’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore. Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: i fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi. Il prossimo ti chiede di rallentare, di guardarlo negli occhi, a volte di cambiare programma, forse anche di cambiare direzione.

Carissimi, ecco il segreto del movimento del cuore umano: tornare alla sorgente del suo essere, godere della gioia che non viene meno, che non delude. Nessuno può vivere senza un significato che vada oltre il contingente, oltre ciò che passa. Il cuore umano non può vivere senza sperare, senza sapere di essere fatto per la pienezza, non per la mancanza.

Gesù Cristo, con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione ha dato fondamento solido a questa speranza. Il cuore inquieto non sarà deluso, se entra nel dinamismo dell’amore per cui è creato. L’approdo è certo, la vita ha vinto e in Cristo continuerà a vincere in ogni morte del quotidiano. Questa è la speranza cristiana: benediciamo e ringraziamo sempre il Signore che ce l’ha donata!

LEONE XIV