Lunedì 22 Dicembre 2025


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Cronaca Bianca


Paola e Maurizio Alesso "felici in Brasile con tredici figli"

Una storia di grande speranza: dove c´è amore e desiderio di famiglia, la grazia non smette di elargire a piene mani. Paola e suo marito non potevano avere figli, ora hanno dodici figli maschi e una bambina, Maria Chiara Luce.

di Luigi Accattoli

 

Ecco una coppia in missione che ha sei figli maschi e ne adotta sul campo altri sei, tutti maschi, ma infine arriva – a dare soccorso alla mamma – una femminuccia, Maria Chiara Luce. Qui si parla di miracoli, cioè di meraviglie: leggi e stupisci.

 

«Dopo sposati Paola e io abbiamo scoperto che sarebbe stato impossibile avere figli. Paola rimaneva gravida, ma per una malattia autoimmune (antifosfolipido) al terzo mese di gravidanza avveniva un aborto spontaneo. Il terzo aborto avvenne qui in Brasile, dove stavamo trascorrendo un anno di volontariato in aiuto ai bambini di strada. Stavamo dedicando parte della nostra vita ad un ideale e Dio non poteva fare nulla?

 

Avremmo capito in seguito che Dio stava lavorando nei nostri cuori per prepararci a una maternità e paternità più grandi. A un certo punto, Paola ed io abbiamo guardato ai bambini di strada che vivevano con noi e abbiamo pensato che se noi dopo un anno fossimo tornati in Italia, quei bambini avrebbero rivissuto la sofferenza dell’abbandono. Quindi abbiamo deciso di rimanere qui per sempre. Abbiamo detto il nostro “sì” e Dio ha così potuto fare grandi cose.

 

A questo punto è successo il primo di una lunga serie di miracoli. Paoletta è rimasta gravida (contro il parere di tutti i medici) ed è nato Francesco Maria, dopodiché sono venuti alla luce Stefano Maria, Tommaso Maria, Filippo Maria, Lorenzo Maria e Giovanni Paolo Maria! Ma non è finita qui. Due anni fa sono entrati nella nostra casa (Paola ed io viviamo da tredici anni nella Comunità Cenacolo del Brasile, che accoglie attualmente 70 bambini di strada) sei fratellini tra i 2 e i 10 anni destinati a essere adottati da sei diverse famiglie, con scarsissime probabilità di potersi un giorno ritrovare. Noi glielo abbiamo anticipato e loro, che sono unitissimi, sono scoppiati in pianto: “Non abbandonateci anche voi”. Paola ed io ne siamo rimasti scossi e separatamente abbiamo chiesto a Dio un segnale: “Se ci consideri la famiglia adatta a questo, dev’essere suor Elvira a dircelo”.

 

All’inizio del 2008 abbiamo mandato una mail in comunità in Italia chiedendo se per caso conoscevano una famiglia disposta ad adottare i sei fratellini. Il giorno seguente arriva la risposta di suor Elvira: “Non abbiamo trovato nessuna famiglia e ho pensato di chiederlo a voi”. Ho stampato la mail e sono corso da Paoletta per farle vedere la risposta della nostra Madre. Paoletta si è messa a piangere e mi ha detto che era esattamente ciò che aveva chiesto a Dio: sia l’adozione che la conferma di madre Elvira!

 

Ci siamo abbracciati e subito dopo ci siamo organizzati per affrontare la parte più difficile: quella legale. Infatti, la prima domanda che la psicologa del Tribunale dei minori ci ha fatto è stata: “Quanto guadagnate al mese?” “Nulla – ho risposto un po’ imbarazzato – siamo missionari, lavoriamo per un ideale, non per lo stipendio”. Ma che cosa possedete? “Abbiamo la fede e il desiderio di dare una famiglia a questi bambini”. Ci ha detto di aspettare che sarebbe andata a parlarne con il Giudice. Le porte si aprivano una dopo l’altra e oggi i sei sono nostri figli. [….]


Abbiamo poi avuto un miracolo da Dio per intercessione di Giovanni Paolo. Lo scorso anno siamo stati tutti in Italia e così abbiamo partecipato alla festa della Vita della Comunità Cenacolo e siamo andati a Roma sulla sua tomba per ringraziarlo. Oltre avergli chiesto sovente protezione, lo consideriamo il “nostro” Papa perché ci ha accompagnato dall’inizio: è durante il suo papato che mi sono convertito, ho cambiato vita dopo la droga e il carcere, sono entrato nella Comunità Cenacolo, ho conosciuto la sposa con la quale condivido questa incredibile “avventura”.

 

Quando siamo risaliti sul pullman per far ritorno a casa abbiamo chiesto ai nostri figlioli che cosa avessero domandato in dono a Giovanni Paolo: dato che sono dodici maschi, tutti avevano chiesto il dono di una sorellina! Premetto che in questi anni avevamo fatto delle visite sia in Italia che in Brasile in seguito ai quattro aborti spontanei e abbiamo scoperto che probabilmente i bambini andati in Cielo erano tutte femmine, in quanto il problema immunitario di Paola faceva sì che soltanto le bambine non riuscivano a svilupparsi. Ma per Dio nulla è impossibile!

 

Dio ascolta sempre la preghiera dei bambini e così, il 2 aprile di quest’anno (giorno in cui Giovanni Paolo II è andato in Cielo) è nata Maria Chiara Luce: la nostra prima bambina, accompagnata per tutta la gravidanza dall’immagine di Giovanni Paolo attaccata al pancione di Paola e dalle preghiere semplici, ma preziose dei suoi fratellini».

 

Maurizio, Paola i 12 apostoli e Maria Chiara Luce

 

 

 

 

 

 

 

 


Documenti allegati

 Il trionfo di un sì totale a Dio (A)
 Il trionfo di un sì totale a Dio (B)
 Biografia
 Una scia di luce
 Testimonianza dei genitori della Beata Chiara Luce al santuario della Madonna delle Rocche (23 Maggio 2010)
 Un diario per Chiara Luce

 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 10 Dicembre 2025

Udienza Generale del 10 dicembre 2025 - Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. IV. La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. 8. La Pasqua come approdo del cuore inquieto

Saluto del Santo Padre ai malati in Aula Paolo VI prima dell’Udienza Generale

Buongiorno a tutti! Good morning! Welcome!

Faccio un breve saluto, una benedizione per ognuno di voi.

In questa giornata volevamo difendervi un po’ dagli elementi, dal freddo soprattutto... Non sta piovendo, però così forse state un po’ più comodi. Dopo potrete seguire l’Udienza sullo schermo, o se volete potete anche uscire, però approfittiamo di questo piccolo incontro un po’ più personale, così, per salutarvi, per offrirvi la benedizione del Signore, e anche un augurio. Siamo già vicino alla festa di Natale e vogliamo chiedere al Signore che la gioia di questo tempo di Natale vi accompagni tutti: le vostre famiglie, i vostri cari, e che siate sempre nelle mani del Signore con la fiducia, con l’amore che solo Dio ci può dare.

Do la benedizione a tutti adesso, poi passo a salutarvi.

Benedizione

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

La vita umana è caratterizzata da un movimento costante che ci spinge a fare, ad agire. Oggi si richiede ovunque rapidità nel conseguire risultati ottimali negli ambiti più svariati. In che modo la risurrezione di Gesù illumina questo tratto della nostra esperienza? Quando parteciperemo alla sua vittoria sulla morte, ci riposeremo? La fede ci dice: sì, riposeremo. Non saremo inattivi, ma entreremo nel riposo di Dio, che è pace e gioia. Ebbene, dobbiamo solo aspettare, o questo ci può cambiare fin da ora?

Siamo assorbiti da tante attività che non sempre ci rendono soddisfatti. Molte delle nostre azioni hanno a che fare con cose pratiche, concrete. Dobbiamo assumerci la responsabilità di tanti impegni, risolvere problemi, affrontare fatiche. Anche Gesù si è coinvolto con le persone e con la vita, non risparmiandosi, anzi donandosi fino alla fine. Eppure, percepiamo spesso quanto il troppo fare, invece di darci pienezza, diventi un vortice che ci stordisce, ci toglie serenità, ci impedisce di vivere al meglio ciò che è davvero importante per la nostra vita. Ci sentiamo allora stanchi, insoddisfatti: il tempo pare disperdersi in mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo della nostra esistenza. A volte, alla fine di giornate piene di attività, ci sentiamo vuoti. Perché? Perché noi non siamo macchine, abbiamo un “cuore”, anzi, possiamo dire, siamo un cuore.

Il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone. L’evangelista Matteo ci invita a riflettere sull’importanza del cuore, nel riportare questa bellissima frase di Gesù: «Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

È dunque nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio.

È importante riflettere su questi aspetti, perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione, talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo. Invece, leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum. Con questo aggettivo “inquieto”, Sant’Agostino ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento. La frase integrale rimanda all’inizio delle Confessioni, dove Agostino scrive: «Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te» (I, 1,1).

L’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta, ma è orientato alla sua destinazione ultima, quella del “ritorno a casa”. E l’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore. Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: i fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi. Il prossimo ti chiede di rallentare, di guardarlo negli occhi, a volte di cambiare programma, forse anche di cambiare direzione.

Carissimi, ecco il segreto del movimento del cuore umano: tornare alla sorgente del suo essere, godere della gioia che non viene meno, che non delude. Nessuno può vivere senza un significato che vada oltre il contingente, oltre ciò che passa. Il cuore umano non può vivere senza sperare, senza sapere di essere fatto per la pienezza, non per la mancanza.

Gesù Cristo, con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione ha dato fondamento solido a questa speranza. Il cuore inquieto non sarà deluso, se entra nel dinamismo dell’amore per cui è creato. L’approdo è certo, la vita ha vinto e in Cristo continuerà a vincere in ogni morte del quotidiano. Questa è la speranza cristiana: benediciamo e ringraziamo sempre il Signore che ce l’ha donata!

LEONE XIV