Sabato 27 Luglio 2024
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Cronaca Bianca


Vangelo vissuto

Cuore di madre

24 agosto 2018

L’amore di Dio, fedele e per sempre, apre anche a noi la strada dell’accoglienza.

 

Droga a scuola
Dovevo occuparmi di un alunno che aveva fatto uso di stupefacenti. In questo caso si è puniti con una settimana di espulsione dalla classe. Per evitare il rischio che questo gli consentisse ancora più tempo per stare con cattive compagnie, ho fatto in modo che durante quel periodo potesse frequentare una comunità, e a scuola, dove gli era consentito venire, sono rimasta con lui tutto il tempo, in biblioteca. L’ho aiutato a seguire il programma svolto in classe, perché non restasse indietro. È stato un lavoro molto impegnativo che mi ha aiutato a comprendere la concretezza dell’amore verso il prossimo.
M.M. – Spagna

 

Nuovo stile in casa
Conduciamo, insieme ad un’altra coppia, degli incontri per fidanzati. Un giorno, prima di andare ad uno di questi appuntamenti, è scoppiata una lite con nostro figlio. Mia moglie ed io ci siamo messi in viaggio ugualmente, ma non eravamo tranquilli. Dopo qualche chilometro ci è stato chiaro che non avevamo nulla da offrire ai fidanzati. Fermata l’auto, ho telefonato a nostro figlio chiedendogli perdono per il modo in cui ci eravamo comportati. Ma una volta ripartiti, mia moglie mi ha fatto notare il tono sbrigativo col quale gli avevo parlato. È iniziata allora una discussione tra noi. Dopo altri chilometri eravamo ormai consapevoli di non essere in grado di testimoniare l’amore reciproco. Così abbiamo telefonato all’altra coppia per avvisare che tornavamo indietro. Appena rientrati a casa, abbiamo spiegato a nostro figlio, stupito, perché eravamo tornati indietro. La lezione ci è servita per stabilire in famiglia uno stile di vita diverso.
K.E. – Repubblica Ceca

 

Gita scolastica
Mentre ero in gita, durante il pranzo al sacco mi sono accorto che molti miei compagni buttavano via il cibo ancora intatto. Per me è stato uno choc. Il giorno dopo, durante il pranzo, ho giocato d’anticipo: passando tra i compagni, ho recuperato il cibo che non era stato nemmeno toccato e con quello ho riempito una busta e l’ho portata a un senzatetto, che era poco distante.
N. – Italia

 

Trasferimento
Dopo 35 anni di servizio il vescovo mi ha chiesto di trasferirmi in un’altra parrocchia. Ne è seguito un momento di buio interiore, vissuto in preghiera. Poi ho capito che non dovevo guardare le cose solo dal mio punto di vista. Così gli ho dato la mia disponibilità. Così, di colpo, la paura della novità e le preoccupazioni per la mia salute sono svanite. Mi è sembrato chiaro, non era un favore che avevo fatto a qualcuno, ma una grazia che stavo ricevendo. Con questo stato d’animo la vita nella nuova parrocchia è cominciata su fondamenta ben più solide, diverse da quando avevo cominciato il ministero, tanti anni prima, da giovane prete.
E.B. – Slovenia

 

Un piccolo gesto d’amore
Ero venuto a sapere che un collega era stato ricoverato. Per alcuni mesi, ogni fine settimana, al rientro da un corso che stavo frequentando in un’altra città, andavo a trovarlo. I suoi genitori erano venuti da un’altra regione per stargli vicino. Ho pensato che sarebbe stato un sollievo per loro cenare una sera in pizzeria. Quella sera ho fatto mia tutta la loro ansia e al ritorno li ho accompagnati nel loro alloggio. Mi hanno confidato che dal giorno del ricovero del figlio non avevano mai trascorso una serata così bella.
A. – Italia

 

 

Portare il cinema nei villaggi più remoti del mondo dove l'energia elettrica non è disponibile. È questa l’idea sviluppata da Vincent Hanrion, giovane francese della Borgogna che nel novembre del 2015 è partito per il Senegal dove, grazie all'energia cinetica prodotta da una bici, ha potuto proiettare filmati dedicati all’ambiente, alla solidarietà internazionale, alle nuove tecnologie agricole. Il suo viaggio è durato 6 mesi, durante i quali ha percorso 3.000 km, realizzando 100 proiezioni e coinvolgendo 11.000 persone grazie alla sua bici speciale. Tornato dal Senegal, Vincent Hanrion ha fondato l'associazione Cinécyclo, per dotare il suo progetto di un quadro giuridico e coinvolgere altri viaggiatori. Così, sono partiti i tour in Borgogna e quello Panamericano.


«I nostri Cinecyclo Tours» spiega Vincent « contribuiscono allo sviluppo delle aree rurali grazie alla collaborazione con diversi partner del luogo, grazie alla diffusione di filmati in lingua locale sulla cura dell'ambiente e sulle nuove tecniche agricole, attraverso l'organizzazione di workshop tematici. I nostri sono viaggi avventurosi ad impatto zero, che cercano di migliorare la vita quotidiana degli abitanti dei villaggi più remoti del mondo».

 

 

La Parola ci invita a diventare portatori di benevolenza e riconciliazione.
 

Vangelo vissuto: Riconoscere la grandezza del Creatore

 

Nuova fioritura
«Come cristiani avevamo deciso, mia moglie e io, di adottare due sorelline. Purtroppo, a causa di amicizie sbagliate, entrambe sono finite nel giro della droga. Da allora è iniziato per noi un calvario: aborti, figli indesiderati, problemi con la giustizia. Ci siamo impegnati a essere per loro, ancor più di prima, uno spazio di accoglienza e di pace. Ora la più grande sta riprendendosi e oltre alla sua bambina vuole prendersi cura, con noi, anche del bambino della sorella, che è ancora dentro il tunnel della droga. Noi siamo spettatori di una delicatissima rifioritura».  (M e D. H. – Svizzera)

 

L’innocente assolto
«Di professione sono avvocato. Diversi mesi fa ho preso le difese di un sudanese accusato di essere uno scafista e per di più parte integrante di un’associazione a delinquere. Era stato trovato alla guida di un barcone che trasportava 119 migranti, tra cui donne e bambini. Nei colloqui avuti con lui in carcere mi si è chiarito che si trattava di un profugo come gli altri ma, essendo stati abbandonati dallo scafista, aveva avuto il coraggio di mettersi alla guida del natante nonostante l’inesperienza, pur di salvare sé stesso insieme gli altri. Purtroppo non era stato creduto. Facendomi carico della sofferenza di questo giovane, mi sono proposto di dimostrarne l’innocenza al di là del fatto che a causa della sua condizione di indigenza non mi avrebbe potuto pagare. Certo, avrei potuto usufruire del patrocinio dello Stato, il quale però non sempre effettua i pagamenti o, se li effettua, non sono adeguati. Ma lui era un mio fratello. Durante il processo ho fatto del mio meglio per difenderlo. Fino a ottenere la sua assoluzione». (S. – Italia)

 

La “congiura”
«Come altre volte, papà aveva bevuto più del dovuto e c’era tensione in casa. Poiché nessuno parlava, mi son fatta coraggio e, fissandolo negli occhi, gli ho detto il dolore e lo smarrimento provocati in noi da questa sua debolezza. Dopo di me anche gli altri fratelli sono intervenuti. Le cose sono cambiate; in famiglia è nata una specie di congiura e ora papà fa di tutto per essere fedele al suo proposito di non bere. Far finta di niente non era stata una soluzione: per aiutarlo era stato necessario dirgli, per amore, la verità. E insieme ci siamo riusciti».  (N.N. – America del Sud)

 

La riconoscenza di un figlio
«Più passa il tempo più cresce la mia riconoscenza verso mamma. Dopo che papà ci ha abbandonati, lei ha continuato a lavorare duramente senza far mancare nulla a noi quattro figli. Un giorno è andata al funerale del cognato ed è tornata a casa con un bambino di otto mesi tra le braccia. Sua sorella non era nelle condizioni di occuparsene. Siamo cresciuti così. Penso che il bene che ora anima le famiglie di noi figli sia un frutto della grandezza di nostra madre, che non ha badato a sé stessa ma è sempre stata in donazione». (C. A. – Polonia)


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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, 26 Giugno 2024


Catechesi in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1987. Il tema di quest’anno è Le prove sono chiare: bisogna investire nella prevenzione.

San Giovanni Paolo II ha affermato che «l’abuso di droga impoverisce ogni comunità in cui è presente. Diminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e di contribuire a una società migliore». [1] Questo fa l’abuso di droga e l’uso di droga. Ricordiamo però, al tempo stesso, che ogni tossicodipendente «porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata e, per quanto possibile, guarita e purificata. [...] Continuano ad avere, più che mai, una dignità, in quanto persone che sono figli di Dio». [2] Tutti hanno una dignità.

Non possiamo tuttavia ignorare le intenzioni e le azioni malvagie degli spacciatori e dei trafficanti di droga. Sono degli assassini! Papa Benedetto XVI usò parole severe durante una visita a una comunità terapeutica: «Dico ai trafficanti di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo». [3] E la droga calpesta la dignità umana.

Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo – questa è una fantasia –, come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più. Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie, sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose. Quanti trafficanti di morte ci sono – perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte –, spinti dalla logica del potere e del denaro ad ogni costo! E questa piaga, che produce violenza e semina sofferenza e morte, esige dalla società nel suo complesso un atto di coraggio.

La produzione e il traffico di droga hanno un impatto distruttivo anche sulla nostra casa comune. Ad esempio, questo è diventato sempre più evidente nel bacino amazzonico.

Un’altra via prioritaria per contrastare l’abuso e il traffico di droghe è quella della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro.

Nei miei viaggi in diverse diocesi e vari Paesi, ho potuto visitare diverse comunità di recupero ispirate dal Vangelo. Esse sono una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano. Così pure sono confortato dagli sforzi intrapresi da varie Conferenze episcopali per promuovere legislazioni e politiche giuste riguardo al trattamento delle persone dipendenti dall’uso di droghe e alla prevenzione per fermare questo flagello.

A titolo di esempio, segnalo la rete de La Pastoral Latinoamericana de Acompañamiento y Prevençión de Adicciones (PLAPA). Lo statuto di questa rete riconosce che «la dipendenza da alcol, da sostanze psicoattive e altre forme di dipendenza (pornografia, nuove tecnologie ecc.) … è un problema che ci colpisce indistintamente, al di là delle differenze geografiche, sociali, culturali, religiose e di età. Nonostante le differenze, ... vogliamo organizzarci come una comunità: condividere le esperienze, l’entusiasmo, le difficoltà». [4]

Menziono inoltre i Vescovi dell’Africa Australe, che nel novembre 2023 hanno convocato una riunione sul tema “ Dare potere ai giovani come agenti di pace e speranza”. I rappresentanti dei giovani presenti all’incontro hanno riconosciuto quell’assemblea come una «pietra miliare significativa orientata verso una gioventù sana e attiva in tutta la regione». Hanno inoltre promesso: «Accettiamo il ruolo di ambasciatori e sostenitori della lotta contro l’uso di sostanze stupefacenti. Chiediamo a tutti i giovani di essere sempre empatici gli uni con gli altri». [5]

Cari fratelli e sorelle, di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, «non possiamo essere indifferenti. Il Signore Gesù si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe. Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e di dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga». [6] E preghiamo per quei criminali che danno la droga ai giovani: sono criminali, sono assassini! Preghiamo per la loro conversione.

In questa Giornata Mondiale contro la droga, come cristiani e comunità ecclesiali rinnoviamo il nostro impegno di preghiera e di lavoro contro la droga. Grazie!

Papa Francesco