Lunedì 22 Dicembre 2025


Buon Natale!
Amore al fratello!ContattiLa Parola di DioBlog
Africa di ieri e di oggi


Da IONE

AGGIORNAMENTO SUL CENTRAFRICA

Ottobre 2020 - Jone è stata a Genova per alcune settimane: occasione preziosa per avere da lei notizie fresche sul Centrafrica. Ecco quanto ci ha raccontato.

 

La situazione politica

 

C’è stato l’accordo di Kartoum (febbraio 2019) che il Presidente aveva cercato in tutti i modi di ottenere con i gruppi di ribelli. Ci sono tre grandi gruppi: uno è verso la nostra zona di Ngaoundaye, nella zona dei musulmani; un altro verso nord est; e poi ancora un altro un po’ più su. In origine erano 14 gruppi, ma in tre erano i più forti. Il Presidente si è dato da fare, voleva un processo di pace e ha cercato la via del dialogo, per far rientrare i ribelli nella vita normale. Con l’accordo di Kartoum tutti i gruppi avrebbero deposto le armi e avrebbero potuto scegliere un certo tipo di inserimento nella società civile, un lavoro… Addirittura i capi ribelli sono stati nominati "consiglieri della sicurezza nazionale", col rango di ministro. All’inizio sembrava che andasse. Un grande successo per il Presidente…

 

Persino il capo ribelle che era nella nostra zona lo hanno fatto arrivare a Bouar: gli hanno dato una casa, un ufficio, una macchina, una segretaria e sicuramente anche uno stipendio. È stato lì un po’ di mesi, poi se n’è andato per ritornare nella sua zona. Tutti dicono perché il "business di guerra" è molto redditizio, sicuramente molto più di avere un ufficio a Bouar…

 

E nel business di guerra secondo gli africani ci sono tutti: anche i capi, i dirigenti, (si dice che il Presidente della Repubblica sia diventato il primo miliardario della Repubblica Centrafricana). Permessi qui, autorizzazioni là, in cambio di soldi… corruzione. Secondo la gente tutti i dirigenti sono coinvolti, perché i dirigenti si occupano dei diamanti, dell’oro, trafficano in queste cose. I traffici vanno avanti a gonfie vele e quindi ne usufruiscono tutti, tranne la povera gente. La povera gente, che dovrebbe avere il beneficio dei diamanti, dell’oro, dell’uranio, del petrolio … non riceve niente. La povera gente continua a piantare e mangiare manioca.

 

Tutti i ribelli si sono ritirati dall’accordo di Kartoum, quindi non hanno più deposto le armi, al contrario, le hanno ricevute. Un esempio: una notte sono venuti a Wantiguera (a 7 km. da Bouar) e hanno attaccato la caserma. È stata una provocazione chiara verso l’esercito regolare, perché nella caserma c’erano i soldati centrafricani (FACA, Forze Armate Centrafricane).

 

Oltre all’esercito centrafricano ricostituito, nel paese ci sono i Minusca, (i militari dell’ONU), poi ci sono i russi, che non si sa bene dove sono ma che da qualche parte ci sono… Episodi come quello di Wantiguera si ripetono in varie zone.

 

Un paese diviso

 

Molti ribelli non sono neanche centrafricani. Han fatto dei certificati falsi per dichiararsi centrafricani ma sono mercenari stranieri del Ciad, del Sudan, del Mali, del Camerun, della Nigeria.

 

Qualche esempio della situazione. I ribelli hanno preso una cittadina, Niem, dove lavora il dottor Tiziano, e lì comandano loro. Tiziano dice che lo lasciano lavorare come medico, vanno a farsi curare in ospedale, pagano… Ma sono loro che comandano. Quando io finalmente sono riuscita ad andare a Ngaoundaye con un frate che doveva recarsi da quelle parti, appena siamo arrivati alla gendarmeria, ho visto che c’erano i gendarmi centrafricani, in divisa, e poi altre persone con abiti civili: questi sono i ribelli e sono loro che comandano. I nostri sono là come comparse. Siamo andati alla polizia perché volevamo andare a vedere un villaggio: stessa cosa, i poliziotti centrafricani in divisa e i ribelli in abiti civili, e sono loro che comandano.

 

Per sopravvivere devono avere dei soldi. Hanno messo una barriera verso Nzoro, quindi chi passa deve pagare il pedaggio: chi è in moto paga poco, chi è in macchina paga di più, il commerciante paga di più. Sono nella zona dei musulmani, dove vivono i Bororo, che hanno le mandrie di buoi. Loro assicurano la difesa dei Bororo e delle loro mandrie, e i Bororo in cambio della protezione pagano con il loro bestiame.

 

Questa è la situazione: tutto il nord è in mano ai ribelli. Se si calcola bene dove resta lo "Stato", è solo la città di Bangui e qualche zona, come Bouar, Bossangoa, piccole città, all’incirca un terzo del paese. I due terzi sono nelle mani dei ribelli che continuano a fare il loro business di guerra.

 

Nuove ricchezze, nuove occasioni di sfruttamento

 

Da poco sono stati scoperti dei giacimenti d’oro nella diocesi di Bossangoa, a Markunda, un povero miserabile villaggio. E chi sfrutta l’oro? Un’agenzia del Ciad: l’oro estratto va in Ciad (la zona è vicina alla frontiera). Il Ciad continua nella sua strategia di volersi impadronire di tutta la parte nord, perché nel nord c’è il petrolio: il bacino petrolifero del sud del Ciad arriva nella parte nord della Repubblica Centrafricana. Qui il petrolio non è mai stato sfruttato ed è quello che vogliono, perché così viene succhiato dal territorio del Ciad. È stato scoperto anche un altro giacimento di petrolio, un po’ più a sud, ma sempre nel nord del paese. L’allora Presidente Bozizé aveva affidato lo sfruttamento ai cinesi per il paese centrafricano, e questa è stata la sua rovina. Tre settimane dopo i ribelli della coalizione Seleka sono arrivati e hanno preso Bangui. Dove sono ora questi cinesi? Non si sa bene. Sono andati via o ci sono ancora?

 

Le forze militari dell’ONU (Minusca) si sono installate a 15 km. da Niem. Stanno lì e non fanno niente. Se si mettessero d’accordo, i militari dell’ONU, l’esercito regolare centrafricano, i gendarmi, i poliziotti, i russi … potrebbero entrare in Niem e sbattere fuori i ribelli. Invece stanno a 15 km. e che cosa fanno? Osservano. Si mangiano il loro salario, che deve essere piuttosto elevato, e non fanno niente. E la povera gente continua a piantare e a mangiare la manioca, perché è quello che possono fare.

 

Come reagisce la gente?

 

Quando parli con le persone che comunque hanno fatto un po’ di studio, che sono arrivati a un certo livello, sono fatalisti, non c’è nessuna idea di rivoltarsi, di ribellarsi, di fare qualcosa. Eppure, anche loro, se si mettessero tutti insieme… Anche i più giovani, almeno quelli che conosco (diversi studenti universitari, compresa la ragazza di Ngaoundaye che studia medicina e che ha già completato il 4° anno) pensano: la situazione è quella e bisogna barcamenarsi, cercare di sopravvivere e andare avanti.

 

Ognuno si è rifugiato nel suo piccolo cercando di sopravvivere, sopravvivere e andare avanti. Anche questa è una forza, perché altrimenti sarebbero già morti tutti. Ma è una forza passiva.

 

L’unica forza vitale che non si ferma è quella dei bambini che nascono. Il numero dei figli aumenta. E questo li porta ad andare avanti. Vanno avanti… nonostante tutto vanno avanti. È una resistenza passiva. Dove andrà a finire è difficile dirlo. Forse con noi bianchi non si esprimono tanto. Per esempio a Bouar ci sono due medici (ne era arrivato anche un terzo). Sono intellettuali, gente che ha studiato, però se accenni a qualcosa, a voler sapere che cosa ne pensano della situazione politica, non parlano.

 

Potrà venire una reazione di riscatto da questa parte colta della popolazione?

 

Si sente quello che è successo in Algeria, ultimamente nel Mali, in Sudan, si sono rivoltati, si sono organizzati, hanno dimostrato che non vogliono più continuare così, che vogliono un cambiamento. Ma da noi per il momento no. Sopravvivere, questa è la parola d’ordine: sopravvivere. Come andrà, come si potrà uscire? Qui è molto, molto difficile.

 

La crisi più grave

 

C’è una crisi economica, c’è una crisi politica, ma c’è anche una crisi della società, una crisi spirituale, una crisi morale che è più grave. Il Centrafrica che io avevo conosciuto era povero, molto più povero di adesso, ma c’era entusiasmo perché il paese era diventato indipendente, c’era la fiducia che si sarebbe sviluppato, che sarebbero andati avanti tutti. Tutto questo entusiasmo è sparito, non c’è più niente. Secondo me questa è la crisi morale più grave di quella politica ed economica.

 

31/12/2019

Sono molto preoccupata perché é ritornato Bozizé [il Presidente della Repubblica Centrafricana destituito dal colpo di stato del marzo 2013], accolto da una folle enorme, dicono; domenica scorsa era alla Messa in cattedrale per mostrarsi a tutti; si presenterà alle elezioni; come ha fatto a passare tutte le frontiere visto che ha un mandato di arresto internazionale?...

La vigilia di Natale ci sono stati degli scontri al Km 5, il quartiere dei mussulmani: mussulmani commercianti contro mussulmani che si autoproclamano difensori e protettori e esigono tangenti; si sono ammazzati fra di loro, una trentina di morti, nessuno é intervenuto, né polizia, né gendarmi, né militari, né forze dell'ONU; probabilmente vogliono che si ammazzino fra di loro.... é molto triste ma é così…

 

7/2/2020

Mi rifaccio viva dopo tanto tempo ma anche qui, a Bangui, internet è una sofferenza: stasera sembra che funzioni e ne approfitto.

Sono venuta a Bangui per l'assemblea generale annuale dell'ASSOMESCA: tanti tanti problemi …  [amministrativi, di rapporto con tutte le parti in causa…].

Bisogna ingoiare amaro…

 

20/3/2020

Le notizie che arrivano dall'Italia non sono molto allegre…

Il virus è arrivato a Bangui con un missionario comboniano che era andato in congedo ed è tornato da Milano col virus: I giornali dicevano che era morto ma poi abbiamo visto alla televisione che il Presidente era andato a fargli visita... quindi è ancora vivo.

Speriamo che la temperatura dell'Africa impedisca al virus di circolare, altrimenti sarà un disastro; impossibile obbligare la gente a stare a casa perché non hanno l'acqua in casa, quindi ogni giorno devono andare alla pompa... non hanno il frigo per conservare i cibi, quindi ogni giorno devono andare a comprare al mercato... e le loro case non sono certo confortevoli...

Domani ci sarà una riunione nell'ospedale di Bouar, per cercare di fare una azione comune. Speriamo bene. Tanti auguri e tanta pazienza a tutti voi.

 

27/3/2020

Il Presidente ha parlato oggi: scuole chiuse, chiese quasi chiuse, aeroporti chiusi. Vogliono fare come in Europa ma non è possibile perché i bambini non hanno un posto dove stare in casa, andranno in giro e saranno più esposti che in una classe a scuola. La gente non ha frigo né acqua in casa, devono provvedere ogni giorno, non possono stare a casa. Vedremo cosa succederà. Speriamo che il virus non arrivi qui, a Bouar, perché sarebbe un disastro. Vi farò sapere.



 

Versione senza grafica
Versione PDF


<<<  Torna alla pagina precedente

Home - Cerca  
Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 10 Dicembre 2025

Udienza Generale del 10 dicembre 2025 - Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. IV. La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. 8. La Pasqua come approdo del cuore inquieto

Saluto del Santo Padre ai malati in Aula Paolo VI prima dell’Udienza Generale

Buongiorno a tutti! Good morning! Welcome!

Faccio un breve saluto, una benedizione per ognuno di voi.

In questa giornata volevamo difendervi un po’ dagli elementi, dal freddo soprattutto... Non sta piovendo, però così forse state un po’ più comodi. Dopo potrete seguire l’Udienza sullo schermo, o se volete potete anche uscire, però approfittiamo di questo piccolo incontro un po’ più personale, così, per salutarvi, per offrirvi la benedizione del Signore, e anche un augurio. Siamo già vicino alla festa di Natale e vogliamo chiedere al Signore che la gioia di questo tempo di Natale vi accompagni tutti: le vostre famiglie, i vostri cari, e che siate sempre nelle mani del Signore con la fiducia, con l’amore che solo Dio ci può dare.

Do la benedizione a tutti adesso, poi passo a salutarvi.

Benedizione

_____________________

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

La vita umana è caratterizzata da un movimento costante che ci spinge a fare, ad agire. Oggi si richiede ovunque rapidità nel conseguire risultati ottimali negli ambiti più svariati. In che modo la risurrezione di Gesù illumina questo tratto della nostra esperienza? Quando parteciperemo alla sua vittoria sulla morte, ci riposeremo? La fede ci dice: sì, riposeremo. Non saremo inattivi, ma entreremo nel riposo di Dio, che è pace e gioia. Ebbene, dobbiamo solo aspettare, o questo ci può cambiare fin da ora?

Siamo assorbiti da tante attività che non sempre ci rendono soddisfatti. Molte delle nostre azioni hanno a che fare con cose pratiche, concrete. Dobbiamo assumerci la responsabilità di tanti impegni, risolvere problemi, affrontare fatiche. Anche Gesù si è coinvolto con le persone e con la vita, non risparmiandosi, anzi donandosi fino alla fine. Eppure, percepiamo spesso quanto il troppo fare, invece di darci pienezza, diventi un vortice che ci stordisce, ci toglie serenità, ci impedisce di vivere al meglio ciò che è davvero importante per la nostra vita. Ci sentiamo allora stanchi, insoddisfatti: il tempo pare disperdersi in mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo della nostra esistenza. A volte, alla fine di giornate piene di attività, ci sentiamo vuoti. Perché? Perché noi non siamo macchine, abbiamo un “cuore”, anzi, possiamo dire, siamo un cuore.

Il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone. L’evangelista Matteo ci invita a riflettere sull’importanza del cuore, nel riportare questa bellissima frase di Gesù: «Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

È dunque nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio.

È importante riflettere su questi aspetti, perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione, talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo. Invece, leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum. Con questo aggettivo “inquieto”, Sant’Agostino ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento. La frase integrale rimanda all’inizio delle Confessioni, dove Agostino scrive: «Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te» (I, 1,1).

L’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta, ma è orientato alla sua destinazione ultima, quella del “ritorno a casa”. E l’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore. Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: i fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi. Il prossimo ti chiede di rallentare, di guardarlo negli occhi, a volte di cambiare programma, forse anche di cambiare direzione.

Carissimi, ecco il segreto del movimento del cuore umano: tornare alla sorgente del suo essere, godere della gioia che non viene meno, che non delude. Nessuno può vivere senza un significato che vada oltre il contingente, oltre ciò che passa. Il cuore umano non può vivere senza sperare, senza sapere di essere fatto per la pienezza, non per la mancanza.

Gesù Cristo, con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione ha dato fondamento solido a questa speranza. Il cuore inquieto non sarà deluso, se entra nel dinamismo dell’amore per cui è creato. L’approdo è certo, la vita ha vinto e in Cristo continuerà a vincere in ogni morte del quotidiano. Questa è la speranza cristiana: benediciamo e ringraziamo sempre il Signore che ce l’ha donata!

LEONE XIV