Mercoledì 8 Maggio 2024
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Africa di ieri e di oggi


L´Africa e le "piaghe bibliche: l´invasione delle cavallette

 

L´Africa e le "piaghe bibliche: l´invasione delle cavallette 
 
 
Mentre i media di tutto il mondo sono occupati ad allarmare l’universo per la “similinfluenza” chiamata coronavirus il continente africano è devastato dalla più grande invasione di locuste degli ultimi cento anni nel Corno D’Africa. Inoltre sembra che gli insetti si stiano spostando verso l’Asia e sia in arrivo una seconda ondata. L’allarme era stato lanciato dall’ONU nei primi giorni di febbraio e a tutt’oggi la situazione non sembra migliorare anzi gli insetti si stanno spostando a grande velocità verso l’Asia coinvolgendo due continenti. Le nuvole di cavallette si stanno muovendo verso verso il Medio Oriente e il continente asiatico dopo avere devastato i raccolti di Somalia, Kenya, Etiopia, Sudan ed Egitto e negli ultimi giorni stanno devastando i campi della penisola arabica, soprattutto quelli di Yemen, Arabia Saudita, Bahrain e fino al Pakistan, India e a ridosso della Cina. Dall’Arabia e dal Bahrain arrivano immagini spaventose con nuvole di cavallette senza fine che oscurano il cielo e divorano tutto quello che trovano sul loro percorso, riuscendo a spostarsi anche di 150 chilometri al giorno. L’organizzazione di aiuti umanitari Mercy Corps, citata da Bbc Africa prevede una seconda ondata di cavallette nelle prossime settimane. Questa sembra essere, secondo la Fao, la peggiore invasione degli ultimi 25 anni in Somalia ed Etiopia e degli ultimi 70 anni in Kenya e la causa potrebbe essere le inondazioni della scorsa estate che avrebbero creato le condizioni ideali per la straordinaria proliferazione delle terribili locuste.
 
Le cavallette che stanno massacrando l’Africa e si apprestano a massacrare l’Asia sono in grado di mangiare in un solo giorno il cibo che basterebbe per 90 milioni di persone e quindi potremo essere costretti ad affrontare la più grande crisi umanitaria degli ultimi 100 anni. Le analisi degli esperti prevedono un rischio di morte per oltre 10 milioni di persone, oltre quelle già con problemi di approvvigionamento, rischiano la morte per fame. In alcune zone come riportato dai media locali, gli abitanti si sono ridotti, in mancanza d’altro, a mangiare le locuste morte in seguito all’uso di pesticidi, lavandole e bollendole prima di friggerle correndo il rischio di essere intossicati. Nell’ultima settimana le cavallette hanno distrutto 380 mila ettari di terreni agricoli nella sola India e gli esperti stimano che il loro numero potrebbe crescere di 500 volte da qui a giugno quando il clima secco potrebbe frenarne la diffusione.

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 Akotara
 Akotara
 Tengi o Storia ufficiosa del Centrafrica

 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, 8 Maggio 2024

Catechesi. I vizi e le virtù. 18. La speranza

Cari fratelli e sorelle!

Nell’ultima catechesi abbiamo cominciato a riflettere sulle virtù teologali. Sono tre: fede, speranza e carità. La volta scorsa abbiamo riflettuto sulla fede, oggi tocca alla speranza.

«La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1817). Queste parole ci confermano che la speranza è la risposta offerta al nostro cuore, quando nasce in noi la domanda assoluta: “Che ne sarà di me? Qual è la meta del viaggio? Che ne è del destino del mondo?”.

Tutti ci accorgiamo che una risposta negativa a queste domande produce tristezza. Se non c’è un senso al viaggio della vita, se all’inizio e alla fine c’è il nulla, allora ci domandiamo perché mai dovremmo camminare: da qui nasce la disperazione dell’uomo, la sensazione della inutilità di tutto. E molti potrebbero ribellarsi: mi sono sforzato di essere virtuoso, di essere prudente, giusto, forte, temperante. Sono stato anche un uomo o una donna di fede... A che cosa è servito il mio combattimento se tutto finisce qui?. Se manca la speranza, tutte le altre virtù rischiano di sgretolarsi e di finire in cenere. Se non esistesse un domani affidabile, un orizzonte luminoso, non resterebbe che concludere che la virtù sia una fatica inutile. «Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente», diceva Benedetto XVI (Lett. enc. Spe salvi, 2).

Il cristiano ha speranza non per merito proprio. Se crede nel futuro è perché Cristo è morto e risorto e ci ha donato il suo Spirito. «La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente» (ivi, 1). In questo senso, ancora una volta, noi diciamo che la speranza è una virtù teologale: non promana da noi, non è una ostinazione di cui vogliamo autoconvincerci, ma è un regalo che viene direttamente da Dio.

A tanti cristiani dubbiosi, che non erano completamente rinati alla speranza, l’apostolo Paolo pone davanti la logica nuova dell’esperienza cristiana: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (1 Cor 15,17-19). È come se dicesse: se credi nella risurrezione di Cristo, allora sai con certezza che nessuna sconfitta e nessuna morte è per sempre. Ma se non credi nella risurrezione di Cristo, allora tutto diventa vuoto, perfino la predicazione degli Apostoli.

La speranza è una virtù contro cui pecchiamo spesso: nelle nostre cattive nostalgie, nelle nostre malinconie, quando pensiamo che le felicità del passato siano sepolte per sempre. Pecchiamo contro la speranza quando ci abbattiamo davanti ai nostri peccati, dimenticando che Dio è misericordioso ed è più grande del nostro cuore. Non dimentichiamo questo, fratelli e sorelle: Dio perdona tutto, Dio perdona sempre. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Ma non dimentichiamo questa verità: Dio perdona tutto, Dio perdona sempre. Pecchiamo contro la speranza quando ci abbattiamo davanti ai nostri peccati; pecchiamo contro la speranza quando in noi l’autunno cancella la primavera; quando l’amore di Dio cessa di essere un fuoco eterno e non abbiamo il coraggio di prendere decisioni che ci impegnano per tutta la vita.

Di questa virtù cristiana, il mondo oggi ha tanto bisogno! Il mondo ha bisogno della speranza, come ha tanto bisogno della pazienza, una virtù che cammina a stretto contatto con la speranza. Gli uomini pazienti sono tessitori di bene. Desiderano ostinatamente la pace, e anche se alcuni hanno fretta e vorrebbero tutto e subito, la pazienza ha la capacità dell’attesa. Anche quando intorno a sé molti hanno ceduto alla disillusione, chi è animato dalla speranza ed è paziente è in grado di attraversare le notti più buie. Speranza e pazienza vanno insieme.

La speranza è la virtù di chi ha il cuore giovane; e qui non conta l’età anagrafica. Perché ci sono anche vecchi con gli occhi pieni di luce, che vivono una tensione permanente verso il futuro. Pensiamo a quei due grandi vecchi del Vangelo, Simeone e Anna: non si stancarono mai di attendere e videro l’ultimo tratto del loro cammino benedetto dall’incontro con il Messia, che riconobbero in Gesù, portato al Tempio dai suoi genitori. Che grazia se fosse così per tutti noi! Se dopo un lungo peregrinare, deponendo bisaccia e bastone, il nostro cuore si colmasse di una gioia mai provata prima e anche noi potessimo esclamare: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32).

Fratelli e sorelle, andiamo avanti e chiediamo la grazia di avere la speranza, la speranza con la pazienza. Sempre guardare a quell’incontro definitivo; sempre pensare che il Signore è vicino a noi, che mai, mai la morte sarà vittoriosa! Andiamo avanti e chiediamo al Signore ci dia questa grande virtù della speranza, accompagnata dalla pazienza. Grazie.

Papa Francesco