Tra le tante visite, i discorsi, gli incontri che hanno segnato la visita di Bergoglio nel suo viaggio apostolico in Cile e Perù la tappa a Puerto Maldonado, cittadina nel cuore dell’Amazzonia peruviana tra i fiumi Tambopata e Madre de Dios, è stata certamente quella più ricca di colori, di segni e significato. «Siete un grido alla coscienza di uno stile di vita che non è in grado di misurare i suoi costi. Probabilmente i popoli originari dell’Amazzonia non sono mai stati tanto minacciati nei loro territori come lo sono ora».
Il papa ha voluto questo incontro come il più desiderato, il più atteso. Nel palazzetto dello sport di Puerto Maldonado, città a sud del Perù, uno dei tre centri importanti dell’ Amazzonia, il Papa partecipa ad una festa, incontra i rappresentanti dei Popoli, ventidue popoli indigeni con 330 mila persone. A loro parla così: «Permettetemi di dirvi che se, da qualcuno, voi siete considerati un ostacolo o un “ingombro”, in verità, con la vostra vita, siete un grido rivolto alla coscienza di uno stile di vita che non è in grado di misurare i suoi costi. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune».
Inizia simbolicamente qui con questa visita, con queste parole, il Sinodo per l’Amazzonia. Inizia da questo incontro con queste persone il grande appuntamento che la chiesa universale celebrerà nel 2019 e il papa raccomanda a questi popoli di aiutare i vescovi, i missionari e le missionarie «affinché si uniscano a voi, e in questo modo, dialogando con tutti, possano plasmare una Chiesa con un volto Amazzonico, con un volto indigeno. Con questo spirito ho convocato il Sinodo».
Non sfuggono i colori, la festa, la gioia sul volto di questi uomini e queste donne. Ad ascoltarlo sono in quattromila gli indios e Francesco ricorda le antiche parole della scrittura. «In questa terra risuonano le parole del Signore a Mosè: Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo».
Luogo santo ma sfruttato: «In diverse occasioni mi sono riferito alla cultura dello scarto, una cultura che non si accontenta solo di escludere, ma che è avanzata, mettendo a tacere, ignorando e rigettando, tutto ciò che non serve ai suoi interessi: sembrerebbe che il consumismo alienante di alcuni non riesca a percepire la dimensione della sofferenza soffocante di altri. È una cultura anonima, senza legami, senza volti. Una cultura senza madre, che non vuole altro che consumare. La terra viene trattata secondo questa logica. Le foreste, i fiumi e i torrenti vengono usati, utilizzati fino all’ultima risorsa e poi lasciati inutilizzati e inservibili. Anche le persone sono trattate con questa logica: usate fino allo sfinimento e poi abbandonate come “inservibili”. La difesa della terra non ha altra finalità che non sia la difesa della vita. L’Amazzonia, oltre ad essere una riserva di biodiversità, è anche una riserva culturale che deve essere preservata di fronte ai nuovi colonialismi».
E’ un giorno storico perché è il primo incontro diretto di Francesco con l’Amazzonia, incontro dedicato a tanti dei temi cari al Papa: le periferie, i poveri, le popolazioni indigene, la custodia del creato. Per il Papa la gente dell’ Amazzonia è “memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune”. E ai giovani raccomanda che si sforzino di elaborare, dal proprio punto di vista, una nuova antropologia e lavorino per rileggere la storia dei loro popoli dalla loro prospettiva. «Mostrateci la vostra identità – dice il Papa – abbiamo bisogno di ascoltarvi».
Silvano Gianti