Sabato 27 Luglio 2024
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"CHI SEI TU E CHI SONO IO, O MIO DIO?"

MI SUN MI

 

E’ questa una  domanda esistenziale, che ogni uomo/donna che viene in questo mondo, prima o poi, si pone. Basta guardarmi allo specchio dell’anima, nel più profondo silenzio di me stesso, e subito viene in evidenza, sempre più fortemente, il quesito: “Che cosa ci sto a fare in questa vita? Che scopo ha per me e per gli altri?”.

 

Fino al momento della mia nascita in questo mondo, io non ero, non esistevo … non avevo un corpo, però ero già nel pensiero di Dio: Lui da sempre mi ha amato in modo irrepetibile.

 

La domanda “Chi sono io?” e la seguente:Chi è Dio per me?” ha incominciato ad affiorare in me all’età di otto/dieci anni, quando, riflettendo su me stesso, ho pensato: “Chi è che mi ha voluto e mi ha permesso di esistere tramite i miei genitori?”.

 

Che i miei genitori non avessero un gran che di potenzialità, me ne sono accorto presto, perché era gente semplice e contadina …  Ancora bambino ho dovuto “arrancare” e darmi da fare, anche se, poco per volta, ho preso coscienza che ero diverso da loro; da qui è nata in me una voglia matta di crescere per far notare  … che anch’io avevo capacità di pensare e di fare!

 

Ma è nella post adolescenza che sempre più intimamente e fortemente, nel silenzio dell’anima, si é fatta prepotente in me la domanda: “Chi sono io e chi è Dio per me?”. Chi “sono” io? Non sono gli altri a farmi la domanda, ma è il mio “io” a suggerirmela: “Chi sono io che, confrontandomi con chi mi sta accanto o incontro per caso, a volte mi sento insoddisfatto; anzi, in diverse occasioni mi sono sentito obbligato a “scavare”  nell’anima, cercando “Qualcosa, o meglio Qualcuno” che solo avrebbe potuto soddisfare e dare un senso vero al mio “essere”.

 

Chi sono io?”. Guardandomi allo specchio dell’anima mi vedo e sento quanto mai limitato  e impossibilitato a fare quello che vorrei; mi vedo tutto solidale al mio servizio : pensieri, parole e opere sono tutte per me, a mia “salvaguardia”. Se osservo attorno a me, mi sento “isolato”, “solo”, “ristretto” … nel mio cerchio, mentre fuori di me tutto è grande, maestoso e importante, tutto a scapito mio … del mio egoismo messo da parte. 

 

Chi sono io?”. Me lo chiedo ancora adesso alla mia veneranda età, così come me lo chiedevo nella giovinezza e nell’età adulta. La risposta è sempre più impellente e vera: quella di essere come un “cembalo sonante” che sa, all’occasione, fare del fracasso e che non più aggiungere un centimetro alla propria altezza e andare al di là delle proprie possibilità.

 

Se mi confronto con le persone e le cose che mi stanno attorno, mi sento ancor più solo e limitato, dato che nessuno e niente può aggiungermi qualcosa. “Chi sono io?” : un semplice punto dell’universo che sta in piedi perché sono avvolto dall’aria che mi mantiene in equilibrio … “Chi sono io?” : un niente scritto in minuscolo.

 

E chi è Dio?”. Il TUTTO, scritto in maiuscolo. Il mio “io” e il mio “Dio” sono in antitesi, salvo che io mi lasci inglobare da Lui, che sa bene il suo “daffare”! E se “io” non posso essere senza il Tutto, Questi vive e sta “benissimo”, solidissimo … interissimo, anche senza di me!

 

Non mi resta che rispondere a questa domanda: “CHI SONO IO E CHI SEI TU, O MIO DIO?” con un profondo silenzio dell’anima … Sarà Lui a rischiararmi tutto e ad illuminarmi di Se stesso! Grazie, mio Dio e mio Tutto … come vorrei veramente!

 

MI SUN MI

 

La prima parola che ogni piccolo “Panà” di Ngaoundaye (Centrafrica) pronuncia è sempre MI ZIA = io non voglio … mi rifiuto!  “MI” equivale all’ “io” personale di ogni essere umano che viene in questo mondo.

 

Perciò “MI SUN MI” si spiega con “SONO QUANDO NON SONO”. L’affermazione “IO SONO IO” …  trova una eco nello slogan ufficiale della Repubblica Centrafricana : “ZO KWE ZO” = uomo tutto uomo = tutti siamo eguali!  Purtroppo la frase non è applicata gran che, anche se afferma realtà vere e fondamentali.

 

Un “io sono” che non è mai completo e realizzato appare come un bluff, perché è una affermazione non definita e quindi rimasta nel “vago”, da ridefinire meglio: è quasi un gioco all’infinito …  Quello che affermo è vero e sarà vero anche in seguito … nel momento successivo che non c’è ancora, in un continuo divenire.

 

Solo un “fanfarone” può dire “MI SUN MI” = come una fanfara che suona un susseguirsi di note, che di armonia ne hanno ben poca.

 

MI SUN MI” è e sarà sempre nel vago : un sogno irrealizzabile. Di sicuro l’uomo che afferma “MI SUN MI” appare come un cembalo suonante. Al suo “MI SUN MI”, viene da rispondere: mostramelo! E mentre cerca di farlo … questo tempo  presente sarà già passato e in continuazione dovrà ripetere “MI SUN MI” … in attesa della risposta: “MOSTRAMELO!”. Ad ogni affermazione, la stessa risposta. Siamo in un “circolo vizioso!”.

 

Dio solo può, a pieno diritto, affermare “MI SUN MI!”, perché in realtà Lui solo è, avendo l’esistenza a sua completa disposizione. “MI SUN MI” appartiene solo a Dio, al Creatore di tutti gli esseri che esistono e sono proprio perché il loro “MI SUN MI” li sostiene.

 

In Dio il primo e il secondo “MI” sono alla pari : entrambi indicano “vita”! In noi e per noi  -  ciascuno di noi  -   i due “MI” sono disuguali e opposti : il primo è “vita / resurrezione” e il secondo è “morte/sofferenza”, cioè Mistero Pasquale!

 

Allora anch’io posso in tutta verità dire “MI SUN MI”, ma soltanto nella comprensione del MISTERO PASQUALE, cioè “SONO QUANDO NON SONO”.

 

Che cosa fanno i “SANTI” per essere dichiarati giusti ? Semplicemente … vivono da morti al loro egoismo … per restare vivi e risorti in Dio, per sempre!

L'Ex

 



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, 26 Giugno 2024


Catechesi in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1987. Il tema di quest’anno è Le prove sono chiare: bisogna investire nella prevenzione.

San Giovanni Paolo II ha affermato che «l’abuso di droga impoverisce ogni comunità in cui è presente. Diminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e di contribuire a una società migliore». [1] Questo fa l’abuso di droga e l’uso di droga. Ricordiamo però, al tempo stesso, che ogni tossicodipendente «porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata e, per quanto possibile, guarita e purificata. [...] Continuano ad avere, più che mai, una dignità, in quanto persone che sono figli di Dio». [2] Tutti hanno una dignità.

Non possiamo tuttavia ignorare le intenzioni e le azioni malvagie degli spacciatori e dei trafficanti di droga. Sono degli assassini! Papa Benedetto XVI usò parole severe durante una visita a una comunità terapeutica: «Dico ai trafficanti di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo». [3] E la droga calpesta la dignità umana.

Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo – questa è una fantasia –, come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più. Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie, sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose. Quanti trafficanti di morte ci sono – perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte –, spinti dalla logica del potere e del denaro ad ogni costo! E questa piaga, che produce violenza e semina sofferenza e morte, esige dalla società nel suo complesso un atto di coraggio.

La produzione e il traffico di droga hanno un impatto distruttivo anche sulla nostra casa comune. Ad esempio, questo è diventato sempre più evidente nel bacino amazzonico.

Un’altra via prioritaria per contrastare l’abuso e il traffico di droghe è quella della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro.

Nei miei viaggi in diverse diocesi e vari Paesi, ho potuto visitare diverse comunità di recupero ispirate dal Vangelo. Esse sono una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano. Così pure sono confortato dagli sforzi intrapresi da varie Conferenze episcopali per promuovere legislazioni e politiche giuste riguardo al trattamento delle persone dipendenti dall’uso di droghe e alla prevenzione per fermare questo flagello.

A titolo di esempio, segnalo la rete de La Pastoral Latinoamericana de Acompañamiento y Prevençión de Adicciones (PLAPA). Lo statuto di questa rete riconosce che «la dipendenza da alcol, da sostanze psicoattive e altre forme di dipendenza (pornografia, nuove tecnologie ecc.) … è un problema che ci colpisce indistintamente, al di là delle differenze geografiche, sociali, culturali, religiose e di età. Nonostante le differenze, ... vogliamo organizzarci come una comunità: condividere le esperienze, l’entusiasmo, le difficoltà». [4]

Menziono inoltre i Vescovi dell’Africa Australe, che nel novembre 2023 hanno convocato una riunione sul tema “ Dare potere ai giovani come agenti di pace e speranza”. I rappresentanti dei giovani presenti all’incontro hanno riconosciuto quell’assemblea come una «pietra miliare significativa orientata verso una gioventù sana e attiva in tutta la regione». Hanno inoltre promesso: «Accettiamo il ruolo di ambasciatori e sostenitori della lotta contro l’uso di sostanze stupefacenti. Chiediamo a tutti i giovani di essere sempre empatici gli uni con gli altri». [5]

Cari fratelli e sorelle, di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, «non possiamo essere indifferenti. Il Signore Gesù si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe. Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e di dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga». [6] E preghiamo per quei criminali che danno la droga ai giovani: sono criminali, sono assassini! Preghiamo per la loro conversione.

In questa Giornata Mondiale contro la droga, come cristiani e comunità ecclesiali rinnoviamo il nostro impegno di preghiera e di lavoro contro la droga. Grazie!

Papa Francesco