A tu per tu


Maria SS.ma, la Mamma Casalinga!

Fa che possiamo imparare a vivere, sempre meglio, alla maniera della Famiglia di Nazareth

REPETITA IUVANT

 

E’ bello ripeterlo! … che Maria è la nostra Madre CASALINGA! Infatti tutti i santi lo dicono, lo vivono e ce lo ripetono. Ecco quanto afferma Chiara Lubich, una delle tante sante mistiche moderne, nel suo Diario del 17.1.1974.      

“Ecco quale sia il compito della Chiesa e di ogni cristiano: portare Maria a casa, vivere con Maria, andare a Cristo con Maria, per Maria, in quanto Maria è Madre spirituale e cioè Madre che nutre i cristiani della filiazione divina”.

“Molti mi chiedono e si chiedono che cosa significhi ‘portare Maria a casa’. Significa molte cose: colloquiare con Lei durante la giornata come fosse (perché lo è) la mia/nostra Madre Casalinga,  portarla nell’intimo della nostra anima e nella preghiera al Padre, a Gesù, allo Spirito Santo; chiedere la sua intercessione; farla entrare nella nostra vita spirituale ricalcando le tappe della sua via; rispecchiarsi in essa, come già ho detto, attraverso le litanie; riviverla Desolata nell’attimo presente, perdendo tutto ciò che non è volontà di Dio e così via. Ma ciò che per me in questo momento ha più significato è ‘prendere con sé’ quel pezzo di Opera di Maria (e Maria è tutta intera in ogni parte della sua Opera) vivendo per essa, pregando per essa (e se non lo facciamo noi chi lo fa?), lavorando per essa, soffrendo per essa in unità con tutti i nostri fratelli che hanno lo stesso compito.

‘Prendere Maria con sé’ significa in pratica mettere in luce ogni particolare della nostra vocazione, dei nostri doveri. Questo, e fatto questo, mi sembra fatto tutto ciò che in concreto possiamo fare per essere sicuri di vivere tutto il giorno con lei” (Diario - 17.1.1974). 

La “mia/nostra Madre Casalinga” è sempre con noi e Gesù/Trinità  - Uno e Trino - che col Battesimo abita in noi è sempre il Figlio di Maria di Nazaret, la mia/nostra Mamma Casalinga. Siamo in buona compagnia: da non dimenticare mai!

L’Ex

 

 

Nel mese di settembre, avendo partecipato al pellegrinaggio a Lourdes dell’UNITALSI, ho donato al lettore le mie impressioni, ascoltate profondamente in me nei lunghi tempi passati ai piedi di Maria nella Grotta di Massabielle.

 

Ho ancora ben presente nella mente e nell’anima quella Grotta dove ogni pellegrino, da più di cento cinquant’anni, arriva da ogni parte del mondo. Essa è quanto mai attraente e quanto mai pulita, dato che quotidianamente è rimessa nuovo. Infatti, alla sera, un addetto alle pulizie ferma la sua macchina vicino al grande lucerniere, sotto la statua dell’Immacolata; ho calcolato che ci vuole circa mezz’ora di lavoro/pulizia per togliere accuratamente ogni residuo di cera delle candele consumate in giornata e pulire bene i sette candelabri.

 

Allora, ai tempi di Bernadette Soubirous, la Grotta era tutt’altro. Una mistica moderna nel 1960 ha detto: “Bisogna ricordarsi che l’Immacolata è apparsa a Lourdes in una grotta dove c’era un immondezzaio, quasi a voler dire che lei può rispuntare in mezzo al mondo attraverso le nostre miserie. Queste parole le ho lette e rilette varie volte e mi confermano quello che scrissi allora nel mio BLOG sull’impressione avuta, definendo MARIA l’IMMACOLATA come la mia Mamma Casalinga e Badante.

 

Sì a Lourdes, alla Grotta di Massabielle, con tutta libertà e sincerità ho rivisto la “mia grotta personale”, così come il Buon Dio da sempre l’ha vista in me ed accettata: piena di immondizie, mettendo in evidenza la Sua Misericordia, che è sempre andata al di là delle mie immondizie … Ma come l’addetto alle pulizie della GROTTA quotidianamente la rende bella e presentabile, così devo  -  dobbiamo tutti  -   quotidianamente rendere pulita questa mia/nostra GROTTA … E chi più di MARIA l’IMMACOLATA, che con la sua immagine è sempre presente, sa riordinare bene, molto più dell’addetto alle pulizie del lucerniere? Lei è la Mia/Nostra Mamma Casalinga. Attende solo che quotidianamente le domandiamo un intervento.  Nella nostra Grotta, sempre portata ad essere come cassonetti in attesa delle immondizie, Essa attende che Le diciamo: “PER FAVORE …”, aggiungendo un bel GRAZIE di cuore!

 

La suddetta mistica moderna, nel suo intervento del 1960, aggiungeva:

“Non si può cantare un Magnificat se non sopra un Miserere, perché noi siamo niente e Dio è tutto. Questa coscienza delle proprie miserie  -  dice Chiara  -bisogna averla e Dio, a forza di formare l’anima, te la mette dentro come uno stampo e, dopo aver fatto questo, ti può usare in tutti i sensi, per costruire e realizzare il Suo Disegno d’Amore su di te”.

L’Ex

 

A Maria, la Madre di Gesù, con l’andare dei secoli sono state dedicate le più diverse espressioni di grandezza, di bellezza, di bontà … da parte di ogni ceto di persone. In più a Maria il popolo ha sempre aggiunto un titolo, riferito al luogo ove essa in qualche modo si è manifestata; per esempio, qui a Savona abbiamo “La Madre della Misericordia”, a Genova c’è “La Madre della Guardia”; “La Madonna dell’Orto”a Chiavari, “La Madonna del Tufo”, vicino a Rocca di Papa;  “La Madonna della Rocca” ad Acqui Terme, etc … Oggi  -  in piena globalizzazione  -  mi sembra che Maria, la Madre, desideri e meriti una denominazione molto più vicina a noi di qualsiasi altra: potremmo chiamarla semplicemente: “Maria, la Casalinga”. La mia, la tua, la sua, la nostra Madre, tanto vicina ad ognuno di noi : la Casalinga di Nazareth.

 

A noi interessa “la Madre Casalinga”. Quello che è importante non sono tanto le denominazioni più differenti -  queste sono secondarie  -. Ciò che conta è vivere e far propria l’anima di Maria!

 

In questo ci viene in aiuto quello che Papa Francesco ci ha detto nelle sue catechesi quotidiane a Santa Marta. Seguiamo la sua parola su “Maria pellegrina delle fede”, in vista del prossimo Giubileo della Misericordia. La nostra “Madre Casalinga”, se lo vogliamo, ci è sempre vicina e a portata di mano, ovunque e sempre! Ecco cosa dice Papa Francesco su MARIA SS.ma :

 

Questo incontro dell’Anno della Fede è dedicato a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, Madre nostra. La sua statua, venuta da Fatima, ci aiuta a sentire la sua presenza in mezzo a noi. C’è una realtà: Maria sempre ci porta a Gesù. E’ una donna di fede, una vera credente. Possiamo domandarci: come è stata la fede di Maria?

 

Il primo elemento della sua fede è questo: la fede di Maria scioglie il nodo del peccato (cfr n. 56 Lumen gentium). Che cosa significa? I Padri Conciliari (del Vaticano II) hanno ripreso un’espressione di Sant’Ireneo che dice: “Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la Vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la Vergine Maria l’ha sciolto con la sua fede” (Adversus haereses III, 22, 4).

 

Ecco, il “nodo” della disobbedienza, il “nodo” dell’incredulità. Quando un bambino disobbedisce alla mamma o al papà, potremmo dire che si forma un piccolo “nodo”. Questo succede se il bambino agisce rendendosi conto di ciò che fa, specialmente se c’è di mezzo una bugia: in quel momento non si fida della mamma e del papà. Voi sapete quante volte succede questo! Allora la relazione con i genitori ha bisogno di essere pulita e, infatti, si chiede scusa, perché ci sia di nuovo armonia e fiducia. Qualcosa di simile avviene nel nostro rapporto con Dio. Quando noi non lo ascoltiamo, non seguiamo la sua volontà, compiamo delle azioni concrete in cui mostriamo mancanza di fiducia in Lui -  e questo è il peccato  -, si forma come un nodo nella nostra interiorità. E questi nodi ci tolgono la pace e la serenità. Sono pericolosi, perché da più nodi può venire un groviglio, che è sempre più doloroso e sempre più difficile da sciogliere.

 

Ma alla misericordia di Dio  -  lo sappiamo  -  nulla è impossibile! Anche i nodi più intricati si sciolgono con la sua grazia. E Maria, che con il suo “sì” ha aperto la porta a Dio per sciogliere il nodo dell’antica disobbedienza, è la madre che con pazienza e tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i nodi della nostra anima con la sua misericordia di Padre. Ognuno di noi ne ha alcuni, e possiamo chiederci dentro il nostro cuore: quali nodi ci sono nella mia vita? “Padre, i miei non si possono sciogliere!”. Ma questo è uno sbaglio! Tutti i nodi del cuore, tutti i nodi della coscienza possono essere sciolti. Chiedo a Maria che mi aiuti ad avere fiducia nella misericordia di Dio, per scioglierli, per cambiare? Lei, donna di fede, di sicuro ci dirà: “Vai avanti, vai dal Signore: Lui ci capisce”. E lei ci porta per mano, Madre, Madre, all’abbraccio del Padre, del Padre della misericordia.

 

Papa Francesco  -  ormai sono 26 mesi che è subentrato a Papa Benedetto XVI  -  ha continuato con lo stesso tono a presentarci Maria proprio come una “Madre casalinga”, che conosce bene la passione/benevolenza/misericordia del Padre per ognuno di noi e non rimane distante da noi, per attendere i nostri SOS di aiuto, ma è sempre vicina. Basta, a volte, un attimo di silenzio nel profondo del cuore per sentire la sua voce materna sussurrarci: “Fa’ attenzione, ti sei messo su un cammino non buono, che certamente ti porterà ad un “nodo” e … poco manca per trovarti aggrovigliato nel male. Fermati e ascoltami bene, perché sei mio e domanda al Padre: “Permesso, scusami … perdonami e grazie”.

 

Secondo elemento: la fede di Maria dà la carne umana a Gesù. Dice il Concilio: “Per la sua fede e la sua obbedienza, Ella generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre, senza conoscere uomo, ma sotto l’ombra dello Spirito Santo” (Lumen gentium, n. 63). Questo è un punto su cui i Padri della Chiesa hanno molto insistito: Maria ha concepito Gesù nella fede e poi nella carne, quando ha detto “sì” all’annuncio che Dio le ha rivolto mediante l’Angelo. Che cosa vuole dire questo? Che Dio non ha voluto farsi uomo ignorando la nostra libertà, ha voluto passare attraverso il libero assenso di Maria, attraverso il suo “sì”. Le ha chiesto: “Sei disposta a questo?”. E Lei ha detto: “!”.

 

Ma quello che è avvenuto nella Vergine Madre in modo unico, accade a livello spirituale anche in noi, quando accogliamo la Parola di Dio con cuore buono e sincero e la mettiamo in pratica. Succede come se Dio prendesse carne in noi. Egli viene ad abitare in noi, perché prende dimora in coloro che lo amano e osservano la sua Parola. Non è facile capire questo, ma sì, è facile sentirlo nel cuore.

 

Pensiamo che l’incarnazione di Gesù sia un fatto solo del passato, che non ci coinvolge personalmente? Credere in Gesù significa offrirgli la nostra carne, con l’umiltà e il coraggio di Maria, perché Lui possa continuare ad abitare in mezzo agli uomini; significa offrirgli le nostre  mani per accarezzare i piccoli e i poveri; i nostri piedi per camminare incontro ai fratelli; le nostre braccia per sostenere chi è debole e lavorare nella vigna del Signore; la nostra mente per pensare e fare progetti alla luce del Vangelo, e, soprattutto, offrire il nostro cuore per amare e prendere decisioni secondo la volontà di Dio. Tutto questo avviene grazie all’azione dello Spirito Santo. E così, siamo gli strumenti di Dio, perché Gesù agisca nel mondo attraverso di noi. 

 

Per arrivare a realizzare tutto questo, bisogna che ognuno diventi una “piccola Maria” : sul modello della Madre “casalinga” che, come ha custodito per nove mesi il suo Gesù prima di offrirlo al mondo intero, di sicuro saprà custodirci “tutti suoi”, così come “tutti di Gesù”. Altri piccoli Gesù!

 

E l’ultimo elemento è la fede di Maria come cammino: il Concilio afferma che Maria “ha camminato nel pellegrinaggio della fede” (ibid., n. 58). Per questo lei ci precede in questo pellegrinaggio, ci accompagna, ci sostiene.

 

In che senso la fede di Maria è stata un cammino? Nel senso che tutta la sua vita è stata seguire il suo Figlio: Lui - Lui, Gesù  -  è la via, Lui è il cammino! Progredire nella fede, avanzare in questo pellegrinaggio spirituale che è la fede, non è altro che seguire Gesù: ascoltarlo, lasciarsi guidare dalle sue parole; vedere come Lui si comporta e mettere i nostri piedi nelle sue orme, avere i suoi stessi sentimenti e atteggiamenti. E quali sono, i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù? Umiltà, misericordia, vicinanza, ma anche fermo rifiuto dell’ipocrisia, della doppiezza, dell’idolatria. La via di Gesù è quella dell’amore fedele fino alla fine, fino al sacrificio della vita, è la via della Croce. Per questo il cammino della fede passa attraverso la Croce e Maria l’ha capito fin dall’inizio, quando Erode voleva uccidere Gesù appena nato. Ma poi questa Croce è diventata più profonda, quando Gesù è stato rifiutato: Maria sempre era con Gesù, seguiva Gesù in mezzo al popolo, e sentiva le chiacchiere, le odiosità di quelli che non volevano bene al Signore. E questa Croce Lei l’ha portata! Allora la fede di Maria ha affrontato l’incomprensione e il disprezzo. Quando è arrivata l’ “ora” di Gesù, cioè l’ora della Passione: allora la fede di Maria è stata la fiammella nella notte, quella fiammella in piena notte. Nella notte del sabato santo Maria ha vegliato. La sua fiammella, piccola ma chiara, è stata accesa fino all’alba della Risurrezione; e quando le è giunta la voce che il sepolcro era vuoto, nel suo cuore è dilagata la gioia della fede, la fede cristiana nella Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Perché sempre la fede ci porta alla gioia, e Lei è la Madre della gioia: che ci insegni ad andare per questa strada della gioia e vivere questa gioia! Questo è il punto culminante  -  questa gioia, questo incontro di Gesù e Maria, ma immaginiamo come è stato … Questo incontro è il punto culminante del cammino della fede di Maria e di tutta la Chiesa. Com’è la nostra fede? La teniamo accesa, come Maria, anche nei momenti difficili, i momenti di buio? Ho sentito la gioia della fede?

 

Questa sera, Madre, ti ringraziamo per la tua fede, di donna forte e umile; rinnoviamo il nostro affidamento a te, Madre della nostra fede. Amen. 

 

Papa Francesco in modo tanto semplice e sublime ci presenta l’unità di Maria con Gesù, come un travaso continuo e vicendevole dei loro cuori, in modo che Lei era sempre in sintonia con Lui, Suo Figlio e Suo Dio. Non è forse questo quello che Maria vuole da ognuno di noi, cristiani che Gesù con la sua Morte e Risurrezione ha pagato facendoci simili a Sé? Questo cuore a cuore di Gesù e Maria non ci riporta a quel cuore a cuore che noi bambini avevamo con la nostra “mamma casalinga”? A volte ci crediamo “mariani” perché recitiamo le litanie, il rosario e le altre preghiere che sono sempre passeggere, saltuarie; mi sembra che Papa Francesco ci direbbe di chiederci personalmente: “Com’é il mio rapporto con Maria? E’ a “bocconi” … a tratti o vivo di Lei e con Lei, diventando “casalingo/a" come Lei, “la Madre Casalinga”? 

 

Questa sera mi sento unito a tutti voi nella preghiera del Santo Rosario e dell’Adorazione Eucaristica sotto lo sguardo della Vergine Maria.

 

Lo sguardo! Quanto è importante! Quante cose si possono dire con uno sguardo! Affetto, incoraggiamento, compassione, amore, ma anche rimprovero, invidia, superbia, perfino odio. Spesso lo sguardo dice più delle parole, o dice ciò che le parole non riescono o non osano dire.

 

Chi guarda la Vergine Maria? Guarda tutti noi, ciascuno di noi. E come ci guarda? Ci guarda come Madre, con tenerezza, con misericordia, con amore. Così ha guardato il Figlio Gesù, in tutti i momenti della sua vita, gioiosi, luminosi, dolorosi, gloriosi, come contempliamo nei Misteri del Santo Rosario, semplicemente con amore.

 

Quando siamo stanchi, scoraggiati, schiacciati dai problemi, guardiamo a Maria, sentiamo il suo sguardo che dice al nostro cuore: “Forza, figlio, ci sono io che ti sostengo!”. La Mamma ci consoce bene, è mamma, sa bene quali sono le nostre gioie e le nostre difficoltà, le nostre speranze e le nostre delusioni. Quando sentiamo il peso delle nostre debolezze, dei nostri peccati, guardiamo a Maria che dice al nostro cuore: “Rialzati, va’ da mio Figlio Gesù, in Lui troverai accoglienza, misericordia e nuova forza per continuare il cammino”. Lo sguardo di Maria non si rivolge solamente verso di noi. Ai piedi della Croce, quando Gesù le affida l’apostolo Giovanni, e con lui tutti noi, dicendo: “Donna, ecco tuo figlio” (Giovanni 19, 26), lo sguardo di Maria è fisso su Gesù. E Maria ci dice come alle nozze di Cana: “Qualsiasi cosa vi dice, fatela” (Giovanni 2, 5). Maria indica Gesù, ci invita a testimoniare Gesù. Ci guida sempre al suo Figlio Gesù, perché solo in Lui c’è la salvezza, solo Lui può trasformare l’acqua della solitudine, della difficoltà, del peccato, nel vino dell’incontro, della gioia, del perdono. Solo Lui.

 

“Beata perché hai creduto!” Maria è beata per la sua fede in Dio, per la sua fede, perché lo sguardo del suo cuore è sempre stato fisso su Dio, sul Figlio di Dio che ha portato in grembo e ha contemplato sulla Croce. Nell’Adorazione al Santissimo Sacramento, Maria ci dice: “Guarda al mio Figlio Gesù, tieni lo sguardo fisso su di Lui, ascoltalo, parla con Lui. Lui ti guarda con amore. Non avere paura! Lui ti insegnerà a seguirlo per testimoniarlo nelle grandi e piccole azioni della tua vita, nei rapporti di famiglia, nel tuo lavoro, nei momenti di festa; ti insegnerà a uscire, da te stesso, da te stessa, per guardare agli altri con amore, come Lui che, non a parole, ma con i fatti, ti ha amato e ti ama”.

 

O Maria, facci sentire il tuo sguardo di Madre, guidaci al tuo Figlio, fa’ che non siamo cristiani “di vetrina”, ma che sanno “sporcarsi le mani” per costruire con il tuo Figlio Gesù, il suo Regno di amore, di gioia e di pace. 

 

Papa Francesco non poteva essere esplicito più di così! Maria, sempre e ovunque viveva con il suo Figlio Gesù: sempre tutta raccolta e fissa su di Lui per viverlo! Che fa una vera mamma terrena, se non tenersi sempre all’erta per il suo bambino e attenta a qualsiasi segno o anche semplice battito di palpebre suo ? Una mamma, per essere tale, non deve che assomigliare a Maria SS.ma, “la Madre casalinga!”.

 

Maria Santissima, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, nella vostra amata immagine di Aparecida, diffondete innumerevoli benefici su tutto il Brasile.

 

Io, per quanto indegno di fare parte del numero dei vostri figli e figlie, ma colmo del desiderio di partecipare dei benefici della vostra misericordia, prostrato ai vostri piedi, vi consacro il mio intendimento, perché possa sempre pensare all’amore che meritate; vi consacro la mia lingua, perché sempre vi possa lodare e diffondere la vostra devozione; vi consacro il mio cuore, perché, dopo Dio, io vi ami sopra ogni cosa.

 

Ricevetemi, Regina incomparabile, voi che il Cristo Crocifisso ci ha dato per Madre, nel numero benedetto dei vostri figli e figlie; accoglietemi sotto la vostra protezione, soccorretemi in tutte le mie necessità, spirituali e temporali, soprattutto nell’ora della mia morte. Beneditemi, celestiale cooperatrice, e per mezzo della vostra potente intercessione, rafforzatemi nella mia debolezza, affinché, servendovi fedelmente in questa vita, possa lodarvi, amarvi e rendervi grazie nei cieli, per tutta l’eternità. Così sia! 

 

Nei nove mesi di attesa, la donna è tutto protesa e impegnata a preparare il necessario per accogliere bene, alla luce della vita terrena, il figlio che sente sempre più in sé, parte di sé, affinché l’impatto con l’esterno non porti squilibri e non faccia alcun male al tenero neonato. I colloqui tutti intimi, ma quanto mai veri, tra i due non saranno mai conosciuti … persi nell’eternità, ma tutti e due li ricorderanno per sempre.

 

“E’ nato!”. La madre per prima sente il vagito! Nei primi mesi per la nuova mamma tutto  -  sguardi, pensieri, preoccupazioni  -  è concentrato sul neonato. Questa è opera di Dio/Creatore per eccellenza. Ma per il cristiano la nascita alla Redenzione avviene col Battesimo. E qui avviene uno scambio di “mamme” e di “uteri”… si direbbe nel post-moderno. Col Battesimo la Mamma di Gesù prende il posto della mamma terrena e questa partecipa, offrendole liberamente la sua creatura da proteggere.

 

Tutti noi col nostro Battesimo siamo entrati a far parte della Famiglia Divina, che è estesa su tutta la terra : in modo reale, anche se soprannaturale. In questa Famiglia Divina non esiste alcun padre adottivo, ma per ognuno e per tutti solo DIO è PADRE. La Madre è la Vergine Maria, denominata “la MADRE” di Gesù.

 

Ognuno ha come Padre Dio e come Madre “la Madre” di Gesù, Maria, la stessa che ai piedi della Croce ha assistito alla Sua Morte terrena e alla nostra Redenzione. Quindi MARIA ai piedi della Croce è segno visibile di congiunzione e di unità tra Dio, Morto e Risorto, e noi, che siamo vicini alla Madre con Giovanni l’Apostolo. 

 

“Perché una predica sulla santa Vergine mi piaccia, e mi faccia del bene, mi deve far vedere la sua vita reale e non una vita fantastica, e sono sicura che la sua vita reale era proprio semplice. Ce la fanno vedere inaccessibile, e invece bisogna farla vedere imitabile, farne scoprire le virtù, dire che viveva di fede come noi ( … ) E’ chiaro che la santa Vergine è la regina del cielo e della terra, ma ella è più madre che regina ( … ) E’ bene che si parli dei suoi privilegi, ma non soltanto di quelli perché non succeda che, ascoltando una predica, uno è obbligato a dire < oh! Oh!> e allora ne ha abbastanza! E può succedere che qualcuno arrivi perfino a sentirsi quasi allontanato di fronte a una creatura così eccelsa” (Santa Teresa di Lisieux).

 

Sentire tanta gente che periodicamente va ai pellegrinaggi, entusiasta e desiderosa di ritornare, mi pone degli interrogativi. La risposta mi sembra di leggerla tra le righe dello scritto di Teresa di Lisieux.  Partecipare a un pellegrinaggio è un bene limitato nel tempo! Mentre … se lo voglio  -  ed è quello che la Vergine mi domanda  -  posso vivere le 24 ore della giornata e i 12 mesi dell’anno in continuità con la Vergine Maria, a condizione di prenderLa con me come “casalinga”.  

 

Siamo nell’Anno della Famiglia e già ci stiamo avvicinando all’Anno Giubilare della Misericordia: due occasioni formidabili per riflettere su ciò che Dio vuole farci conoscere tramite il Magistero di papa Francesco.

 

Che la famiglia umana sia ridotta ad un ammasso di macerie, fino a trovare difficoltà a scoprire in se stessa la sua originalità e la necessità di contribuire alla crescita del genere umano, tutti lo sappiamo.

 

Ovunque si organizzano incontri a tutti i livelli, per cercare di mettere un argine alla “catastrofe familiare” che già regna. A mio avviso è necessario quanto prima riportare in vigore dalle fondamenta quello che in passato … molto passato, era la forza di ogni Famiglia Umana: la mamma casalinga!

 

Oggi non ci sono più “mamme casalinghe”. E forse nemmeno si sa che cosa voglia dire. Anche se “il passato è passato” si può, e specie in questi frangenti di dissolvimento della Famiglia Umana, mettere in evidenza quello che da sempre è stato un valore … ed è rimasto tale!

 

Mi sembra necessario ricordare che ottanta/novant’anni fa, il cosiddetto “Settore Primario” dominava ovunque: il lavoro era concentrato nell’agricoltura e nell’allevamento …. mentre il Secondario era dedito alle industrie ed il Terziario era occupato a produrre e favorire attività complementari al Primario.

 

Oggi le scuole sono impegnate nella formazione intellettuale dei giovani, fino verso i venti anni … quando, senza troppi assilli, cominciano a cercare un lavoro e, nello stesso tempo, trovano il “partner” con cui convivere. Intanto il tempo passa e si fa presto ad arrivare a 30/35 anni. Il “convivere” stanca e il desiderio di avere un figlio sprona a decidersi al matrimonio … possibilmente “civile” per essere liberi per un’altra avventura …

 

Messa su casa” e fatta una bella festa per gli “sposi”, dopo che è arrivato il figlio non sono pochi i casi in cui quasi subito, e a volte per motivi futili, il matrimonio è rotto e presto si annuncia una nuova avventura … matrimoniale!

 

Ecco, mi sembra che stia in questo il “fluido e il tallone di Achille”: ogni scelta di stato richiede una buona dose di responsabilità e di … mettercela tutta, affinché l’avventura diventi realtà!

 

Allora è vero che non esistono più le “Mamme Casalinghe?” Affatto! Con forza possiamo rispondere che di “Mamme Casalinghe” ce ne sono tante e comunque ne resterà una per sempre: nientemeno che la “Mamma di Gesù” MARIA di Nazareth, LA CASALINGA!

 

Il sottoscritto ricorda bene quello che faceva sua madre, “casalinga” per eccellenza. Sposa di un contadino che, pur essendo mezzadro, doveva darsi da fare per arrivare alla fine del mese … alla pari. Aveva trovato perciò un supplemento di lavoro alla Stoppani di Cogoleto e, occasionalmente, aiutava qualche pescatore in mare, per avere qualche pesce in cambio.

 

Mamma Pia la ricordo sempre così. Di prima mattina andava alla stalla per mungere la mucca, e poi, sempre pronta per aiutare i suoi figli, si recava nell’orto per la raccolta delle verdure da inviare al mercato di Genova, mentre, nello stesso tempo, il babbo Menego zappava la terra …

 

La nostra colazione era a base di latte con una fetta di pane, che ogni settimana la Mamma faceva cuocere nel suo forno. Noi bambini vivevamo la nostra giornata sotto gli  occhi della mamma. Mio fratello maggiore mi teneva in braccio, mentre Mamma Pia puliva e metteva in ordine la casa. Due anni dopo, a mia volta, accudivo il fratellino nato dopo di me …. Eravamo sempre sotto gli occhi della Mamma e se per qualche momento non si vedeva, sapevamo di sicuro che era col Babbo nell’orto.

 

Alla domenica tutto era pronto per il Giorno del Signore. Mamma Pia andava alla Prima Messa in parrocchia alle ore sei; noi andavamo dopo che la Mamma ci aveva “preparati” bene, con ai piedi l’unico paio di scarpe che possedevamo … La Mamma ci inviava raccomandandoci di comportarci bene … Alle undici il Babbo andava alla Messa degli “uomini” e nel pomeriggio della domenica non mancava mai alla funzione parrocchiale dei Vespri, soffermandosi poi a giocare a bocce con i coetanei …

 

Oggi ci domandiamo: ci sono ancora le “Mamme Casalinghe?”. Forse no, salvo Una, la sola e da sempre: Maria di Nazareth, la Madre di Gesù, LA CASALINGA PER ECCELLENZA!

 

Maria SS. ma, Madre di Gesù e Casalinga di Nazareth: oggi a Te si rivolge ogni uomo che ha perso il senso di far parte della Famiglia Umana.

 

PREGHIAMO

 

“O Casalinga di Nazareth! Già duemila anni fa quando, con la forza dello Spirito Santo hai concepito nel “tempo” Colui che era “Eterno”, da Lui in te avevi imparato l’eterno tuo essere “Casalinga” per eccellenza.

 

In questo tempo di disgregazione della famiglia umana, ti preghiamo, vieni in nostro aiuto. Lo Spirito Santo ti ha insegnato per sempre e per tutti ad essere vera “Mamma Casalinga” per noi; tra tutte le meraviglie di Grazie che Gesù, il Figlio del Padre, ti ha insegnato, in primis c’è proprio di essere “donna casalinga” per tutta l’Umanità!

 

Maria SS. ma, la Casalinga di Nazareth, che per 33 anni e nove mesi hai vissuto con l’Eterno tutte le realtà delle parabole  -  dalla pecorella smarrita e ritrovata al figliol prodigo -  facci capire e vivere la ricchezza di Dio Misericordioso e rimani vicino, perché possiamo seguire la tua voce materna di “casalinga”!

 

Maria SS. ma, la Casalinga di Nazareth, ti preghiamo: mostraci e fa con ognuno di noi quello che facesti a tuo Figlio, ancora fanciullo, mentre imparavi da Lui ad esserGli Madre Casalinga. Tu hai insegnato anche a mia Mamma ad essere “Casalinga” verso i suoi figli!

 

Maria SS. ma, sei la nostra Madre,  la parola  che per prima viene balbettata dalle nostre labbra di bambini e che spesso è l’ultima; sei Tu, la Nuova Eva, la donna per eccellenza, la nostra vera Madre Casalinga!

 

Maria SS. ma, ricorda le sacrosante Parole che tu stessa, alle nozze di Cana dicesti ai servitori: “Fate tutto quello che vi dirà!”. Queste Parole Sacrosante Oggi mettono in evidenza quello che Mamma Pia mi insegnava ancora bambino, quando mano nella mano davanti ad ogni edicola all’incrocio dei sentieri in piena campagna, mi diceva di ripetere dopo di lei: “Salve, o Maria, saluta Gesù da parte mia!”. Queste brevi parole le ricordo bene; con esse, ti prego.

 

Maria SS. ma, la Casalinga di Nazareth, fa’ che possiamo imparare a vivere col cuore, la mente e le opere quello che hai detto ai servitori alle nozze di Cana: “Fate tutto quello che vi dirà!”. In questo anno della Famiglia e nel prossimo Giubileo della Misericordia, rimani vicino a noi come “Mamma Casalinga”, perché possiamo imparare a vivere sempre meglio, alla maniera della Famiglia di Nazareth, le tre parole di Papa Francesco: “Per favore, scusa, grazie”. L'Ex

 


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 Essere Maria

 

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Messaggio Cristiano
DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV AI PARTECIPANTI AL GIUBILEO DELLE CHIESE ORIENTALI

Aula Paolo VI
Mercoledì, 14 maggio 2025

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, la pace sia con voi!

Beatitudini, Eminenza, Eccellenze,
cari sacerdoti, consacrate e consacrati,
fratelli e sorelle,

Cristo è risorto. È veramente risorto! Vi saluto con le parole che, in molte regioni, l’Oriente cristiano in questo tempo pasquale non si stanca di ripetere, professando il nucleo centrale della fede e della speranza. Ed è bello vedervi qui proprio in occasione del Giubileo della speranza, della quale la risurrezione di Gesù è il fondamento indistruttibile. Benvenuti a Roma! Sono felice di incontrarvi e di dedicare ai fedeli orientali uno dei primi incontri del mio pontificato.

Siete preziosi. Guardando a voi, penso alla varietà delle vostre provenienze, alla storia gloriosa e alle aspre sofferenze che molte vostre comunità hanno patito o patiscono. E vorrei ribadire quanto delle Chiese Orientali disse Papa Francesco: «Sono Chiese che vanno amate: custodiscono tradizioni spirituali e sapienziali uniche, e hanno tanto da dirci sulla vita cristiana, sulla sinodalità e sulla liturgia; pensiamo ai padri antichi, ai Concili, al monachesimo: tesori inestimabili per la Chiesa» (Discorso ai partecipanti all’Assemblea della ROACO, 27 giugno 2024).

Desidero citare anche Papa Leone XIII, che per primo dedicò uno specifico documento alla dignità delle vostre Chiese, data anzitutto dal fatto che “l’opera della redenzione umana iniziò nell’Oriente” (cfr Lett. ap. Orientalium dignitas, 30 novembre 1894). Sì, avete «un ruolo unico e privilegiato, in quanto contesto originario della Chiesa nascente» (S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Orientale lumen, 5). È significativo che alcune delle vostre Liturgie – in questi giorni le state celebrando solennemente a Roma secondo le varie tradizioni – utilizzano ancora la lingua del Signore Gesù. Ma Papa Leone XIII espresse un accorato appello affinché la «legittima varietà di liturgia e di disciplina orientale […] ridondi a […] grande decoro e utilità della Chiesa» (Lett. ap. Orientalium dignitas). La sua preoccupazione di allora è molto attuale, perché ai nostri giorni tanti fratelli e sorelle orientali, tra cui diversi di voi, costretti a fuggire dai loro territori di origine a causa di guerra e persecuzioni, di instabilità e povertà, rischiano, arrivando in Occidente, di perdere, oltre alla patria, anche la propria identità religiosa. E così, con il passare delle generazioni, si smarrisce il patrimonio inestimabile delle Chiese Orientali.

Oltre un secolo fa, Leone XIII notò che «la conservazione dei riti orientali è più importante di quanto si creda» e a questo fine prescrisse persino che «qualsiasi missionario latino, del clero secolare o regolare, che con consigli o aiuti attiri qualche orientale al rito latino» fosse «destituito ed escluso dal suo ufficio» (ibid.). Accogliamo l’appello a custodire e promuovere l’Oriente cristiano, soprattutto nella diaspora; qui, oltre ad erigere, dove possibile e opportuno, delle circoscrizioni orientali, occorre sensibilizzare i latini. In questo senso chiedo al Dicastero per le Chiese Orientali, che ringrazio per il suo lavoro, di aiutarmi a definire principi, norme, linee-guida attraverso cui i Pastori latini possano concretamente sostenere i cattolici orientali della diaspora e a preservare le loro tradizioni viventi e ad arricchire con la loro specificità il contesto in cui vivono.

La Chiesa ha bisogno di voi. Quanto è grande l’apporto che può darci oggi l’Oriente cristiano! Quanto bisogno abbiamo di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana! E quanto è importante riscoprire, anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità (penthos), così tipici delle spiritualità orientali! Perciò è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista.

Le vostre spiritualità, antiche e sempre nuove, sono medicinali. In esse il senso drammatico della miseria umana si fonde con lo stupore per la misericordia divina, così che le nostre bassezze non provochino disperazione, ma invitino ad accogliere la grazia di essere creature risanate, divinizzate ed elevate alle altezze celesti. Abbiamo bisogno di lodare e ringraziare senza fine il Signore per questo. Con voi possiamo pregare le parole di Sant’Efrem il Siro e dire a Gesù: «Gloria a te che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. […] Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell’uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali» (Discorso sul Signore, 9). È un dono da chiedere quello di saper vedere la certezza della Pasqua in ogni travaglio della vita e di non perderci d’animo ricordando, come scriveva un altro grande padre orientale, che «il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione» (Sant’Isacco di Ninive, Sermones ascetici, I,5).

Chi dunque, più di voi, può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza? Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese «martiriali» (Discorso alla ROACO, cit.)? È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). E specifica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare.

Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo! La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi.

La Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi. E vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace; e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle. Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!

E grazie, grazie a voi, cari fratelli e sorelle dell’Oriente, da cui è sorto Gesù, il Sole di giustizia, per essere “luci del mondo” (cfr Mt 5,14). Continuate a brillare per fede, speranza e carità, e per null’altro. Le vostre Chiese siano di esempio, e i Pastori promuovano con rettitudine la comunione, soprattutto nei Sinodi dei Vescovi, perché siano luoghi di collegialità e di corresponsabilità autentica. Si curi la trasparenza nella gestione dei beni, si dia testimonianza di dedizione umile e totale al santo popolo di Dio, senza attaccamenti agli onori, ai poteri del mondo e alla propria immagine. San Simeone il Nuovo Teologo additava un bell’esempio: «Come uno, gettando polvere sulla fiamma di una fornace accesa la spegne, allo stesso modo le preoccupazioni di questa vita e ogni tipo di attaccamento a cose meschine e di nessun valore distruggono il calore del cuore acceso agli inizi» (Capitoli pratici e teologici, 63). Lo splendore dell’Oriente cristiano domanda, oggi più che mai, libertà da ogni dipendenza mondana e da ogni tendenza contraria alla comunione, per essere fedeli nell’obbedienza e nella testimonianza evangeliche.

Io vi ringrazio per questo e di cuore vi benedico, chiedendovi di pregare per la Chiesa e di elevare le vostri potenti preghiere di intercessione per il mio ministero. Grazie!