Martedì 28 Marzo 2023
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Blog del Koko


LAUDATO SI´, O MIO SIGNORE!

Il BLOG di "BENABE" è aperto a tutti, per aiutare reciprocamente a tendere a quel SOLO che da sempre ci aspetta per "perderci" in Lui.

"L'amore reciproco ci dà forza"

Viviamo in profondità l'amore reciproco, perfezionandolo ogni giorno, sì da creare un tale clima da potercelo dichiarare sempre, in ogni attimo.
Ma l'ottimo sarebbe che vivessimo quest'amore in una maniera particolare: come non avessimo nient'altro da fare. Perché il resto viene da sé: l'amore illumina e illumina bene su ogni altro nostro dovere.
Dunque, non pensare ad altro. Pensare solo ad amarci fra di noi. Proviamo a far così tutto il giorno. È un'esperienza che va fatta. A sera ci troveremo cambiati; magari stanchi, ma con un nuovo entusiasmo per la meravigliosa divina vita che Dio ci ha dato; e un fuoco in cuore che brucerà, letteralmente.  C.L.

 
[…] Tutti noi viviamo l’attimo presente, variandone l’applicazione con il passaparola. […] Ebbene, si può osservare che uno dei risultati di questo modo di vivere, se fedele e abbastanza intenso, è quello di prendere ottime abitudini che prima non avevamo. Ecco alcuni esempi. È molto frequente offrire a Gesù le azioni che compiamo con un “per Te” che trasforma la nostra giornata in un’ininterrotta preghiera; perché vivendo l’attimo presente abbiamo una grazia attuale che ci ricorda di dire davanti ad ogni azione: “Per Te”.  Un’altra cosa: di fronte alle tentazioni, vivendo così, ci si sente atti a difenderci con più rapidità di prima.  […] Si dà poi il giusto posto alle azioni che dobbiamo compiere, senza anticiparle perché piacevoli, e senza posticiparle perché gravose; perché succede spesso così.
 
 
AMARE CON UMILTÀ E PRONTEZZA
 
Quando amiamo, facciamo volentieri molte rinunce per la persona che è oggetto del nostro amore. Questo richiede umiltà e prontezza. Lo stesso vale quando vogliamo amare Dio. Piccole o grandi rinunce sono utili se vengono fatte per progredire spiritualmente. C'è un sacrificio che ci avvicina molto a Dio, che è la pratica della misericordia. Perdonare richiede un enorme sacrificio, umiltà e prontezza, perché dobbiamo rinunciare alle nostre ragioni. Chiedere perdono è anche un modo di amare e richiede identico sacrificio. Le due cose insieme, umiltà e prontezza, rendono l'amore reciproco incrollabile.
 
ESSERE BENEVOLI E ACCOGLIENTI
 
Essere benevoli significa desiderare solo il bene dell'altro. Non solo di persone che vogliono anche il nostro bene, ma il bene di tutti, anche di quelli che ci odiano e ci offendono. Dio è benevolo anche verso gli ingrati e i malvagi. Se siamo misericordiosi verso tutti, saremo riconosciuti come figli dell'Altissimo. (Cf Lc 6,35) Essere accoglienti è avere un cuore aperto alle persone che ci passano accanto, è essere disponibili all'ascolto e al servizio. Quando siamo benevoli e accoglienti, Dio si avvicina a noi e ci dà la sua luce, la sua pace e la sua grazia.
 

ESSERE CERTI CHE SIAMO AMATI DA DIO

Noi possiamo dire che conosciamo Dio quando scopriamo il suo amore infinito, quando lo sentiamo in modo personale. Sì, ogni essere, ogni creatura à amata in modo immenso ed esclusivo. Il suo amore pervade tutta la nostra vita, tutti gli avvenimenti, tutta la storia dell'umanità. La vita non è un fenomeno, è amore. L'armonia del cosmo è amore così come il semplice gesto del donare è amore. Io so che Dio è amore attraverso la fede, ma io sono certo di essere amato da Lui, quando anch'io vivo il suo amore.

 

SERVIRE CON UMILTÀ

 

Il sole quando tramonta non perde la sua luce, continua a illuminare la terra da un'altra posizione. Però al nascondersi mette in evidenza la luna e le stelle, fa posto a loro. Nel condividere la luce che riceviamo dall'alto non la perdiamo, ma facciamo in modo che gli altri scoprano la loro propria luce e si sentano illuminati direttamente da Dio. Nel servire con umiltà il prossimo può sembrare che siamo sminuiti davanti agli altri, ma in verità, raggiungiamo il primato dell'amore.

 

 

ACCOGLIERSI RECIPROCAMENTE

 

Lasciamo la cordialità a coloro che hanno solo rapporti formali, diplomatici e burocratici. Dobbiamo avere un rapporto fraterno, con un amore sincero che accoglie l'altro.

Nella famiglia, l'accoglienza reciproca deve essere costantemente alimentata da gesti d'amore che riscaldano l'ambiente. Non possiamo dare per scontato che l'amore tra i membri della famiglia esista già.

Dobbiamo reinventarlo in ogni momento presente.

Immaginiamo un mondo in cui tutti si salutano con sincero amore nei loro cuori. Ebbene, questo è possibile se ognuno di noi prende l'iniziativa e fa il primo passo.

Sin dal primo saluto di buon giorno, l'altro deve sentire che siamo interamente a sua disposizione con un sincero amore che lo accoglie.

 

 

DARE CON GRATUITÀ QUELLO CHE ABBIAMO RICEVUTO

 

Un giorno l'amore di Dio ci è stato annunciato e ha toccato i nostri cuori. Questo annuncio ci è arrivato gratuitamente.

Poi siamo cresciuti nella vita spirituale, abbiamo ottenuto molti doni dello Spirito di Dio.

Noi possediamo un'immensa ricchezza spirituale. L'abbiamo ricevuta gratuitamente, e allo stesso modo dobbiamo darla a tutte le persone che incontriamo.

Quando Gesù mandò i suoi discepoli ad annunciare la Buona Novella, diede loro vari poteri, cose di cui essi stessi avevano già beneficiato. E alla fine aggiunse: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!". (Mt 10,8)

Abbiamo ricevuto amore, perdono, comprensione, la nostra salvezza. Dobbiamo dare tutto questo con gratuità al prossimo.

Papa Francesco, dall'inizio del suo pontificato, non ha fatto che mettersi dalla parte dei poveri, degli esclusi, degli emarginati... proprio come Gesù, nei suoi tre anni di vita pubblica.

La Chiesa era sempre più ripiegata su se stessa; da qui è nato il programma di fare tutta la nostra parte per renderla Chiesa in uscita.

Già al convegno di Firenze, 5 anni fa, papa Francesco aveva ampiamente parlato della necessità del SINODO, del bisogno urgente per tutti i cristiani di camminare assieme. Finalmente è stato dichiarato adesso che per un anno intero si incominci dalla base, tra noi, persone semplici, uomini e donne, che vogliono vivere e mostrare “coram populo” di amarsi, comprendersi e aiutarsi reciprocamente. Così sarà tutto il 2022, per poi vivere due anni assieme ai propri vescovi e arrivare così al giubileo del 2025.

Vivere il nostro cristianesimo pubblicamente e seriamente richiede un lavoro intenso. Ma allora, tutti nuovi con Dio in noi e tra noi, saremo quel fermento di vita nuova che Gesù ha insegnato da due mila anni.

Personalmente da tempo sentivo che la mia vita cristiana non mi bastava, non mi soddisfaceva, mi lasciava con l'amaro in bocca.

Finalmente ci siamo, e voglio fare tutta la mia parte perchè questa Chiesa Cattolica si rinnovi completamente. Mi domando: forse il buon Dio mi ha portato alla mia età anche per questo e proprio per questo?

Aiutiamoci reciprocamente    L'Ex

 

 

Stupenda e quanto mai preziosa per me la lettura del Diario del domenicano padre Vittorio Casagrande. Lui era invalido ed è morto a 73 anni. Devo tenere preziosi i suoi insegnamenti, tanto più che era a conoscenza di Chiara Lubich e del suo carisma, con padre Bonaventura da Malè.

Perché tutto ciò? Semplicemente perché devo ancora una volta ritornare alla sorgente del vivere bene quotidianamente ogni occasione di incontro con G.A. Seriamente e intensamente!

Ecco da oggi in poi ad ogni sua presenza devo dirGli: “Voglio vivere con Te il mio sì sempre, subito e con gioia”.

Ripetere a Gesù questo sì sempre, subito e con gioia è molto facile, ma devo confidare tutto con Lui stesso! Cioè innanzi tutto essere veramente Lui e aver fatto e detto la dichiarazione con Lui! Insomma se prima di ogni dichiarazione non sono Lui, tutto diventa facile e banale. Prima di tutto devo essere Lui e che sia Lui a fare la mia dichiarazione: un a tu per tu che sa di benabe, cuore a cuore! Vorrei tanto in questo 94° che sia Lui a fare e dire il tutto!

Penso sia interessante che il più frequentemente possibile ripeta in me, nel profondo dell'anima il mio “Eccomi a te, Signore, fai Tu in me quello che credi. Agisci Tu in me e parla Tu in me a tuo piacimento”. Questo 94 devo prepararlo bene, come Lui vuole!

Nella nostra riunione settimanale abbiamo potuto ridirci reciprocamente di essere degli "amati dal buon Dio" e ricordarci che quotidianamente dobbiamo mettere in pratica quello che Gesù Eucaristia ha ripetuto alla sua prediletta Vera Grita: "Portami con te!". Se davvero ricordassi quotidianamente che Gesù anche a me ripete: "Prendimi con te", in due ce la faremmo sicuramente. Gesù è il Figlio del Padre, l'Uno e Trino. Solo così sarei e saremmo in buona compagnia.

 

 

06/09/2021

Oggi, nel compimento del mio 94° anno di vita

LAUDATO SI’, O MIO SIGNORE!

In questo 94° compleanno cerco di capire come il buon Dio mi vede, per consolidare il mio rapporto di anima con Lui.

Già l’essere arrivato a questa età “veneranda”, dal punto di vista umano mi sorprende.

Nella mia vita …tutto è andato liscio … anche i miei 43 anni in Centrafrica, di cui 8 anni trascorsi nell’Oubangui Chari.

Benissimo sono passati i sette anni trascorsi con padre Bonaventura, vivendo la meravigliosa avventura dell’Opera di Maria.

Benissimo pure trovarmi qui a Savona da ben 18 anni …

In questo 2021 ho ricordato la mia ordinazione sacerdotale, avvenuta 70 anni fa il 17 Febbraio.

Il buon Dio mi ha trattato con i “fiocchi”… direi meglio di essere stato privilegiato.

Naturalmente da tempo Gli chiedo il perché di tutto questo bene e intravedo sempre la stessa risposta: “Voglio di più!”.

Per il lettore sminuzzo questi miei 94 anni, sperando di non sbagliare i calcoli! In caso mi perdoni.

94 anni moltiplicati per 12 mesi sono uguali a 1.128 mesi, che moltiplicati per 365 giorni sono uguali a 411.720 giorni, che moltiplicati per 24 ore sono uguali a 9.881.280 ore, che moltiplicate per 60 minuti sono uguali a 592.876.800 minuti...

Fratello mio, amato come me dal Padre comune, UNO e TRINO, non mi resta che dire con tutto il mio essere un GRAZIE, quanto mai maiuscolo!

Per favore, anche tu fa eco a questo mio GRAZIE al Padre!

Lo Stagionato



 

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Messaggio Cristiano
Angelus, 26 Marzo 2023

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, quinta domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta la risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-45). È l’ultimo dei miracoli di Gesù narrati prima della Pasqua: la risurrezione del suo amico Lazzaro. Lazzaro è un caro amico di Gesù, il quale sa che sta per morire; si mette in cammino, ma arriva a casa sua quattro giorni dopo la sepoltura, quando ogni speranza è ormai perduta. La sua presenza però riaccende un po’ di fiducia nel cuore delle sorelle Marta e Maria (cfr vv. 22.27). Esse, pur nel dolore, si aggrappano a questa luce, a questa piccola speranza. E Gesù le invita ad avere fede e chiede di aprire il sepolcro. Poi prega il Padre e grida a Lazzaro: «Vieni fuori!» (v. 43). E questi torna a vivere ed esce. Questo è il miracolo, così, semplice.

Il messaggio è chiaro: Gesù dà la vita anche quando sembra non esserci più speranza. Capita, a volte, di sentirsi senza speranza – a tutti è capitato questo –, oppure di incontrare persone che hanno smesso di sperare, amareggiate perché hanno vissuto cose brutte, il cuore ferito non può sperare. Per una perdita dolorosa, una malattia, una delusione cocente, per un torto o un tradimento subito, per un grave errore commesso… hanno smesso di sperare. A volte sentiamo qualcuno che dice: “Non c’è più niente da fare!”, e chiude la porta ad ogni speranza. Sono momenti in cui la vita sembra un sepolcro chiuso: tutto è buio, intorno si vedono solo dolore e disperazione. Il miracolo di oggi ci dice che non è così, la fine non è questa, che in questi momenti non siamo soli, anzi che proprio in questi momenti Lui si fa più che mai vicino per ridarci vita. Gesù piange: il Vangelo dice che Gesù, davanti al sepolcro di Lazzaro ha pianto, e oggi Gesù piange con noi, come ha potuto piangere per Lazzaro: il Vangelo ripete due volte che si commosse (cfr vv. 33.38) e sottolinea che scoppiò in pianto (cfr v. 35). E al tempo stesso Gesù ci invita a non smettere di credere e di sperare, a non lasciarci schiacciare dai sentimenti negativi, che ti tolgono il pianto. Si avvicina ai nostri sepolcri e dice a noi, come allora: «Togliete la pietra» (v. 39). In questi momenti noi abbiamo come una pietra dentro e l’unico capace di toglierla è Gesù, con la sua parola: “Togliete la pietra”.

Questo dice Gesù, anche a noi. Togliete la pietra: il dolore, gli errori, anche i fallimenti, non nascondeteli dentro di voi, in una stanza buia e solitaria, chiusa. Togliete la pietra: tirate fuori tutto quello che c’è dentro. “Ah, mi dà vergogna”. Gettatelo in me con fiducia, dice il Signore, io non mi scandalizzo; gettatelo in me senza timore, perché io sono con voi, vi voglio bene e desidero che torniate a vivere. E, come a Lazzaro, ripete a ognuno di noi: Vieni fuori! Rialzati, riprendi il cammino, ritrova fiducia! Quante volte, nella vita, ci siamo trovati così, in questa situazione di non avere forza per rialzarci. E Gesù: “Vai, vai avanti! Io sono con te”. Ti prendo io per mano, dice Gesù, come quando da piccolo imparavi a fare i primi passi. Caro fratello, cara sorella, togliti le bende che ti legano (cfr v. 45); per favore, non cedere al pessimismo che deprime, non cedere al timore che isola, non cedere allo scoraggiamento per il ricordo di brutte esperienze, non cedere alla paura che paralizza. Gesù ci dice: “Io ti voglio libero, ti voglio vivo, non ti abbandono e sono con te! È tutto buio, ma io sono con te! Non lasciarti imprigionare dal dolore, non lasciar morire la speranza. Fratello, sorella, ritorna a vivere!” – “E come faccio?” – “Prendimi per mano”, e Lui ci prende per mano. Lasciati tirare fuori: e Lui è capace di farlo. In questi momenti brutti che succedono a tutti noi.

Cari fratelli e sorelle, questo brano del capitolo 11 del Vangelo di Giovanni, che fa tanto bene leggere, è un inno alla vita, e lo si proclama quando la Pasqua è vicina. Forse anche noi in questo momento portiamo nel cuore qualche peso o qualche sofferenza, che sembrano schiacciarci; qualche cosa brutta, qualche peccato vecchio che non riusciamo a tirare fuori, qualche errore di gioventù, non si sa mai. Queste cose brutte devono uscire. E Gesù dice: “Vieni fuori!”. Allora è il momento di togliere la pietra e di uscire incontro a Gesù, che è vicino. Riusciamo ad aprirgli il cuore e ad affidargli le nostre preoccupazioni? Lo facciamo? Riusciamo ad aprire il sepolcro dei problemi, siamo capaci, e a guardare oltre la soglia, verso la sua luce, o abbiamo paura di questo? E a nostra volta, come piccoli specchi dell’amore di Dio, riusciamo a illuminare gli ambienti in cui viviamo con parole e gesti di vita? Testimoniamo la speranza e la gioia di Gesù? Noi, peccatori, tutti? E anche, vorrei dire una parola ai confessori: cari fratelli, non dimenticatevi che anche voi siete peccatori, e siete nel confessionale non per torturare, per perdonare, e perdonare tutto, come il Signore perdona tutto. Maria, Madre della speranza, rinnovi in noi la gioia di non sentirci soli e la chiamata a portare luce nel buio che ci circonda.

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Ieri, solennità dell’Annunciazione, abbiamo rinnovato la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, nella certezza che solo la conversione dei cuori può aprire la strada che conduce alla pace. Continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino.

E restiamo vicini anche ai terremotati della Turchia e della Siria. A loro è destinata la speciale raccolta di offerte che si svolge oggi in tutte le parrocchie d’Italia. Preghiamo anche per la popolazione dello Stato del Mississippi, colpite da un devastante tornado.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini di tanti Paesi, in particolare quelli di Madrid e di Pamplona e i messicani; come pure i peruviani, rinnovando la preghiera per la riconciliazione e la pace nel Perù. Dobbiamo pregare per il Perù, che sta soffrendo tanto.

Saluto i fedeli di Zollino, Rieti, Azzano Mella e Capriano del Colle, Bellizzi, Crotone e Castelnovo Monti con l’Unitalsi; e saluto i cresimandi di Pavia, Melendugno, Cavaion e Sega, Settignano e Prato; i ragazzi di Ganzanigo, Acilia e Longi; e l’Associazione Amici del Crocifisso delle Marche.

Rivolgo un saluto speciale alla delegazione dell’Aeronautica Militare Italiana, che celebra il centenario di fondazione. Formulo i miei auguri per questa ricorrenza e vi incoraggio ad operare sempre per la costruzione della giustizia e della pace.

Prego per tutti voi e fatelo per me. E a tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci.

Papa Francesco


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